
Tuttavia il correre è un movimento permesso dalla natura, ma avente caratteristiche di
straordinarietà, per cui viene pagato a prezzo piuttosto caro con un aumento esponenziale di fatica, ossia di produzione di lavoro che si trasforma in un parallelo incremento di temperatura corporea e di emissione di fiato caldo, il quale rimarrà sospeso nell’aria organizzato in una teoria di figure ellissoidali che tendono a disgregarsi ed a precipitare man mano che si raffreddano diminuendo l’energia di attrazione fra le molecole per effetto della cessione del calore all’aria esterna. I segugi che inseguono il selvatico, si appigliano proprio a queste volute d’aria calda per individuare la direzione presa dall’animale in fuga, risalendole secondo un gradiente termico crescente, attraversandole e agganciando quella successiva. Non hanno altro mezzo, non esiste altro modo. In una situazione di questo tipo, appare oltremodo evidente che il lavoro dei cani risulta spesso difficile, ostico, e dunque agevolmente viziabile da cause che tendono a sviarli, promettendo loro illusoriamente di facilitargli il compito: quanto più dura è la prova, tanto più forte è la tentazione. Questa regola, eternamente valida per i bipedi umani, lo è ugualmente per tutti gli altri animali, cani compresi.
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