Cesare si mette alla ricerca. Ormai sa che nel bosco deve adottare un’andatura consona all’ambiente, più istintuale che di volontà, ed alternare accertamenti, dettagliamenti, momenti di trotto moderato ed anche di passo. Il bosco è un alveo senza orizzonti, e se da un lato incute soggezione e strappa il rispetto, dall’altra predispone alle riflessione, ai ricordi, ai sommari. Aiuta, a modo suo, a prendere decisioni, a progettare imprese, a lenire affanni. Procedo piano, allontanando i rami e aggirando i cespugli che si parano sulla mia direzione. Pian piano alcuni fantasmi iniziano a comparire al mio lato. Si formano prendendo le sagome di amici che non ho più, portati via dalla marea della vita. Sono amici a quattro zampe. Ripenso a Rambo, un demonio tutto nero che avrebbe cacciato anche lo yeti; a Zagor, campione assoluto sull’acqua e possente seduttore di beccacce nel bosco; ad Atreo, scultoreo adone dal naso sopraffino. Sono tutti lì accanto a
me, mentre mi faccio largo nel sottobosco preceduto da Cesare. Posso sentire la loro presenza in uno scampolo di macchia o fra i piedi di due cerri. Il paesaggio, nel bosco, si assomiglia dappertutto. E quando comincio davvero ad essere stanco, ecco che ne arriva un altro, di fantasma accompagnatore: è la Denny, la mia maestrina dalle toppe nere, che anche adesso continua a darmi lezioni su come riuscire a racimolare qualche regale piuma, ogni anno che passa. Lei non mi ha mai lasciato, così come non lo aveva mai fatto in vita. Quante avventure insieme, quante prove di intelligenza superiore, quanto amore mi ha dato quella timorosa maestrina. Non c’era scivolone a caccia in cui non corresse a leccarmi come se fossi stato un cucciolo; non passava film visto in televisione che non guardassimo insieme accucciati sul divano, non c’è stato viaggio in automobile, treno o aereo che fosse in cui non l’abbia portata con me. Cesare è un cane straordinario, merita ogni fiducia ed ha appena fatto una ferma meravigliosa su quella beccaccia sfuggente. Ma nonostante ciò, non posso fare a meno di pensare che forse, se ci fosse la Denny a quest’ora l’avremmo già ribattuta. Poi mi pento del pensiero ingiusto. Non è questione di cane. Forse è che non ho più lo slancio dei vent’anni, la determinazione feroce, la voglia di rischiare, la libertà che avevo allora. Eppure tutto mi sembra sia accaduto soltanto ieri. Mi sento come se avessi un secolo addosso. Ho voglia di uscire da quel bosco vuoto e tedioso. Lo spinone sbuca per l’ennesima volta da dietro i tronchi. E’ facile che la beccaccia sia ormai andata perduta, perché con ogni probabilità s’è andata a rimettere nella valle dietro il monte che stiamo battendo. Decisamente, il posto scelto non è il migliore. C’era, è vero, ma il suo incontro si è concluso male per colpa mia e lei si è offesa, decidendo di non darmi una seconda possibilità come farebbe una fidanzata capricciosa.
CANI E BECCACCE: GLI AMICI MIEI…
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