Naturalmente, la pioggia può giocare un ruolo importantissimo nella riuscita o meno di un buon accostamento. La sua azione dilava, diluisce e confonde gli odori in maniera molte volte insolubile. La sua azione però, curiosamente è più perniciosa nei periodi caldi che in quelli freddi, poiché durante questi ultimi il buon segugio può cercare di risolvere la partita giocando sull’ impercettibile differenza di temperatura fra la particella odorosa animale ed
il resto del terreno, pur rimanendo un compito di estrema difficoltà, mentre invece fino ad ottobre questa differenza sarà minimale e l’acqua potrà svolgere in pieno il suo tremendo ruolo di spazzatutto, offrendo possibilità di buoni accostamenti praticamente nulle.
Il sole, con la sua forza tenderà invece ad annullare proprio questa differenza termica fra la passata ed il supporto, attraverso l’evaporazione che porterà via soprattutto la componente organica e quindi acquosa dell’usta, costringendo il segugio a lavorare con una lentezza esasperante per tentare rintracciare e scindere quella residua, iperlegata alle particelle di terreno. Anche se non mancano i soggetti in grado di scovare alle due di pomeriggio di settembre, non ritengo eticamente corretto, nei confronti del cane chiedergli di cacciare sotto quelle condizioni.
Il vento, quando è secco, è il nemico più grande. La sua azione asciuga l’umidità, indurisce le superfici, porta via le uste con una facilità incredibile. La sua azione meccanica inoltre crea delle turbolenze olfattive che danneggiano o inibiscono il lavoro di qualsiasi segugio. E’ come se noi volessimo tentare di guidare in una nebbia a visibilità inferiore ai cinque metri: inevitabilmente, se non vogliamo rischiare la vita dobbiamo fermarci.
D’altro canto, un vecchio proverbio recitava : “Se piove o il vento è forte col segugio non si sorte…” A voi ogni plausibile conclusione.
SEGUGISTICA: L’ACCOSTAMENTO NELLA CACCIA ALLA LEPRE
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