Ma i nostri cani sono in gamba, e pur con un grande rallentamento nell’azione, riescono a disegnare il percorso della lepre con utile approssimazione. Arriviamo in un frutteto, dove ad un primo aumento del ritmo, parallelo ad una definizione vocalica ora nuovamente decisa, segue una pesante, silenziosa stasi. I segugi vagano fra gli alberi, ciascuno per fatti propri, emanando una vocetta di tanto in tanto come se all’improvviso fossero piombati in confusione e se ne stessero domandando la ragione. Infatti è esattamente quel che stanno facendo: la lepre ha girovagato fra le piante senza una direzione precisa, ingarbugliando la matassa. Uno dei cani però ha capito il giochetto, solleva il naso da terra e cerca di battere più terreno possibile, per trovare quel bandolo isolato impercettibilmente più caldo del resto, riuscendo così a venir fuori dal groviglio. Richiama i compagni con un scagno di reperimento quasi al bordo del frutteto e salta risoluto su una strada bianca che sale verso la collina. Pian piano, i segugi riprendono il loro racconto, percorrendo la stradella, a volte rallentando, altre volte accelerando, qualche volta deviando sul bordo erboso dove la lepre ha consumato gli estemporanei bocconi di fine pasto, dirigendosi al covo. La tensione cresce. Cani e cacciatore sanno che il covo non deve essere lontanissimo, ma non può certamente trovarsi su quello stradello. Bisogna andare avanti e concludere l’indagine al più presto. Altra interruzione. I segugi si spingono qualche metro in avanti, allargano sul bordo opposto della strada, rientrano ed alla fine la più giovane e vispa balza in un incolto che sale verso un versante a gradoni. E’ brava e fortunata. L’emissione vocalica è precisa e risoluta, e la muta al completo si lancia nella scalata tenendo un percorso lineare e segnalando con bella cadenza. Arriviamo presso un terrapieno erboso. Il capomuta si arresta e poi compie
improvvisi e rapidi spostamenti laterali, mentre i compagni corrono verso avanti. Un urlo lancinante asciuga all’istante il sudore del conduttore trafelato, trenta metri più sotto. I cani hanno scovato. Il loro naso ed il loro cervello sono stati in grado di trovare la lepre buttandola fuori dal suo letto erboso. Ancora una volta, malgrado le inevitabili esitazioni, hanno percorso con successo la “retta via”.
SEGUGISTICA: L’ACCOSTAMENTO NELLA CACCIA ALLA LEPRE
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