L’accostamento, a mio avviso, è il banco di prova per i segugi “doc”, per quelli che ragionano col naso collegato al cervello in via prioritaria, per quei detectives che fanno dell’analisi olfattiva una questione d’onore. Per quei cani che, se potessero, leggerebbero solo Agatha Christie. Con ciò non voglio porre tali specialisti su un piano d’importanza superiore a quello dei colleghi, ma certamente intendo sottolinearne un’ineguagliabile classicità ed una tipicità di funzione che oltrepassa ogni altra, inseguimento compreso. Pensateci bene: qualsiasi cane può inseguire un animale in fuga; molti branchi di cani randagi lo fanno, così come tutti i canidi selvatici ed in genere tutti i predatori. Naturalmente non potranno mai condurre un inseguimento con l’efficacia di una muta di segugi, ma di sicuro possono farlo senza che la differenza, pur ovviamente essendoci, salti all’occhio in maniera evidente.
La selezione che l’uomo ha operato sulla qualità di un cane da seguita, facendogli compiere nel corso dei secoli il salto da predatore naturale a segugio collaborante è passata soprattutto attraverso la fase d’accostamento. L’evoluzione conseguente alla pressione selettiva esercitata ha prodotto soggetti in grado di riconoscere una particella odorosa di selvatico, fredda e confusa fra cento di altra natura ed ha imposto un rallentamento di marcia teso all’analisi di un gradiente termico via via sempre più elevato per determinare una direzione di fuga. Inoltre, elemento di grande rilevanza, ha contribuito a modificare anche l’assetto morfologico di quelli che una volta erano poco più che animali selvatici. In natura, difatti, i branchi di lupi, di dingo, o di qualsiasi altro canide selvatico, non possono permettersi il lusso di perdersi dietro alle vecchie passate notturne per delle ore. Sono obbligati a razionalizzare le energie, dunque si serviranno del naso per delle esplorazioni olfattive a più livelli andando istintivamente a cercare l’usta in un punto caldo, ovvero già abbastanza vicino all’animale da predare, quando non addirittura interrogando l’aria a guisa del miglior cane da ferma. Inoltre, al potente naso associano anche una vista notevole, specie crepuscolare, che utilizzano come “motore di ricerca aggiuntivo”. Tutto questo, nel segugio accostatore non avviene, ed anzi è bene che non avvenga mai.