Una delle questioni che in questi giorni attraversano l’agenda dei nostri politici, è la cosiddetta “legittima difesa”. Come sappiamo, attualmente questo diritto viene garantito da un preciso articolo del Codice Penale, che prescrive, appunto, la non punibilità per chi uccide, o ferisce, nell’intento di salvare la propria o l’altrui vita. Purtroppo però, il largo margine discrezionale che il dispositivo di legge lascia al magistrato, e lo scollamento fra azione penale e azione civile, fa si che il difendersi in casa propria sia diventato quasi una colpa. Analizziamo dunque la situazione, iniziando dal penale: i giudici applicano la cosiddetta proporzionalità fra offesa e difesa, criterio meramente materiale, discutibile in quanto mette sullo stesso piano due soggetti in condizioni molto differenti , e lo fa spesso in modo incoerente con la realtà di fatto. Entra in casa l’energumeno? Il padrone di casa sarebbe tenuto a rivolgere una vera e propria intervista al malfattore, nella quale gli chiede che intenzioni abbia, se porta armi, e se si, di che tipo, se abbia intenzione anche di procedere alla violenza carnale di sua moglie o di sua figlia oppure gli basta prendere qualche gioiello, o i contanti e andare via salutando allegramente. Una volta ottenute le risposte, il malcapitato deve decidere se usare un’eventuale arma da fuoco, oppure se , poiché magari la moglie è vecchia e in casa non c’è niente da prendere, sia più giusto usare un semplice coltello da cucina. Ma quale coltello? Eh si, perché non è così facile. Se prenderà un coltello da bistecca questo probabilmente sarà sproporzionato, data l’efficacia dell’arnese; allora sarà più opportuno un normale coltello seghettato, sapete, di quelli con le impugnature di plastica che in genere tagliano al massimo la cotoletta, se la carne è tenera. A questo punto, scatta la fase tre: l’utilizzo. Il vecchio ragioniere in pensione, novello Rambo, deve affrontare l’energumeno in un corpo a corpo, bloccarne i movimenti e iniziare a tagliuzzarlo, ma solo un po’, in parti del corpo non letali. Poco importa al magistrato se l’intruso è un quarantenne campione di arti marziali che potrebbe staccare la testa dal collo al ragioniere solo con due dita. 
Ma a volte i miracoli accadono, e può succedere che il padrone di casa sia un ex pugile con i nervi d’acciaio e il pugno proibito, o magari un militare che spara come Tex Willer. E allora l’aggressore ha la peggio. Becca una salve di cazzotti nel muso o due sacrosante pallinate nelle gambe e viene così sopraffatto. Arrivano i carabinieri, arrestano il ladro, si assicurano che l’aggredito e i suoi familiari stiano bene e denunciano quest’ultimo. Si, avete letto bene: denunciano la vittima dell’intrusione per lesioni aggravate. Ed eseguono, sia chiaro, solo il loro dovere, perché con le leggi attuali non possono fare a meno di procedere così. Quindi si va in tribunale. Succede che magari, ogni tanto, l’aggredito venga assolto perché gli viene riconosciuta prima di tutto la proporzionalità con l’offesa ricevuta, e poi anche la congruità, e infine tutti i blablablà. E’ finita, dite voi? Manco per niente. Ecco che il malfattore richiede i danni: io svolgevo la mia professione di ladro/violentatore e tu mi hai ferito, amico mio, ed ora mi paghi i danni. E sapete il buffo qual è? La legge glielo consente, e molto più spesso di quanto non si pensi questi danni gli vengono riconosciuti in copia generosa, a volte costringendo la famiglia dell’aggredito alla disperazione per procurarsi i soldi necessari. Cornuti quindi, e pure mazziati.
Questa è la situazione.
Traiamone allora un paio di accorgimenti, padri di cento altri. Primo, diffidiamo di chiunque, da sinistra o da destra che provenga, vada sostenendo che l’attuale legge è giusta e non c’è bisogno di riformarla. Chi ci dice questo vuole il nostro male e non il nostro bene. Secondo, allontaniamo da noi come la peste coloro i quali sputacchiano implicazioni sociologiche fasulle e ridicole sventagliando ipotetici scenari da frontiera, e ricordiamogli invece che nel vecchio west da loro evocato, i soggetti pericolosi venivano trattati in maniera assai diversa da come oggi, purtroppo, ci hanno abituati a doverli trattare.
C’era una volta il West
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