E legioni di setter di meno di cinquanta centimetri, di appena dodici o tredici chili, con code grossolane, spesse alla radice, ed orecchie con inserzioni alte e larghe sono lì a conferma di tutto ciò, anche se adesso si vedono forti segnali di ripresa e il problema appare superato. Questa origine in parte attribuibile al sangue spaniel, ha tuttavia nel medesimo tempo giocato un ruolo decisivo nella stragrande fortuna del setter inglese. Quella morbidezza caratteriale di fondo, viatico di duttilità ed addestrabilità, nonché di intelligenza applicativa e passione venatoria ai massimi vertici, proviene proprio dagli affili di quei cromosomi donatigli dai piccoli spaniel della fine del settecento. L’ottima resa sul fagiano deriva dunque da
là, differendo in questo dal pointer che tra i suoi geni annovera invece quelli di levrieri e segugi. Il setter inglese, ancora una volta quello vero, non avrà mai alcun problema nell’affrontare una cacciata ai fagiani, ancorchè difficile e su terreni impervi. Il suo ardore supportato da una passione atavica per questo selvatico ed il suo naso eccellente collegato a doppio cavo con il cervello, lo renderanno sempre un vincitore. Non avrà mai paura dell’acqua, e sarà nella maggior parte dei casi un eccellente recuperatore. I rovi, alle volte sembrano un po’ frenarlo, ma in realtà si tratta solo di un freno meccanico che le spine mettono sul suo lungo pelo, il quale in molti altri casi aiuta il setter a mantenere meglio la temperatura corporea, favorendo inoltre lo scivolamento dell’acqua, dopo una nuotata o sotto una pioggia battente.
SETTER INGLESE E FAGIANO: IL GRANDE DUELLO
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