
A questo punto potremmo avere l’impressione che il setter inglese sia l’optimum anche sul gallinaceo. “Potremmo” però, al condizionale. E per due buoni motivi: il primo è che la larga metà di quei setter sono tali solo “per sentito dire”, il secondo , perché l’ideale in senso assoluto sul fagiano rimane lo springer spaniel, la cui diffusione numerica, benchè in crescita, non è però nemmeno lontanamente avvicinabile a quella del setter.
E allora il setter inglese, quello vero, come si comporta sul fagiano? Dal punto di vista della resa si comporta esattamente come il pointer. Non un filo sopra né , forse, uno sotto. Il corredo ormonale e fisiologico è sui medesimi livelli e la costruzione è simile, tant’è che nelle gare competono insieme. Naturalmente sono due razze ben diverse ed alcune caratteristiche precipue del setter inglese possono consentirgli, in diverse occasioni, di risolvere situazioni che il cugino affronterebbe con meno successo. La prima di queste è la grande capacità che il
setter inglese possiede di discernere la tattica da seguire a seconda dell’ambiente battuto, e di adeguare così l’andatura e l’utilizzo del naso. Questo lo deve al carattere più morbido e meno intransigente del pointer, e ad una maggiore duttilità mentale. Ovviamente le cose, in zootecnica, non avvengono mai per caso. Il retaggio genetico del setter, infatti, è solo parzialmente condiviso dal pointer, e contempla una forte traccia spaniel che si pone a sicura pietra fondante della razza. Questo è un elemento importante, croce e delizia insieme, spesso sottovalutato in una direzione che ha rischiato negli ultimi due o tre lustri, di portare la razza alla preistoria della sua formazione, ossia di azzerarla fenotipicamente.
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