I cacciatori italiani, all’inizio conquistati da quel compendio di buone qualità che la razza rappresentava nel dopoguerra, sono stati nel medesimo tempo carnefici e vittime di questo cane magnifico. Carnefici perché la “voglia di setter”, l’ignoranza pedissequa ed imperante nelle nostre campagne unite alla presunzione di trattarlo alla stregua dei bastardi con cui fino ad allora si era cacciato, nonchè la cupidigia di allevatori senza scrupoli né discernimento, ha prodotto un incremento numerico senza paragoni in tutta Europa, ad assoluto detrimento della qualità. Vittime, perché questa scellerata “strategia allevatoriale” ha recato danno proprio a co
loro i quali avevano bramato di possedere il frangiato d’Albione per come invece lo avevano idealizzato. Mi domanderete: cosa ha a che vedere tutto questo discorso con il fagiano e la sua caccia con il setter? A mio avviso moltissimo. Il fagiano non è selvaggina per il cane da ferma, o almeno non è quella ideale. Tuttavia, il sessantacinque per cento dei cani che all’apertura della caccia lavorano in campagna sono setter inglesi, ed il novantanove per cento per cento di chi si accompagna ad un fermatore cerca soprattutto il fagiano.
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