Questo è Tukutela, ” l’Arrabbiato”, come lo chiamano i nativi, ed è anche il protagonista de “L’ultima preda”, uno dei più straordinari romanzi di Wilbur Smith, posto verso la fine del lungo e fortunato ciclo dei Courteney. Gli ingredienti per il viaggio dimensionale ci sono tutti: un safari europeo finanziato da Riccardo Monterro un ricco uomo d’affari di origine italiana accompagnato da Claudia, la sua splendida figlia, e guidato da un cacciatore professionista, Sean Courtney coadiuvato dal fido Matatu, tracciatore dall’abilità quasi soprannaturale; un animale imprendibile e leggendario; un panorama dalla bellezza mozzafiato. E, soprattutto, la maestria di Smith, in grado di far percepire al lettore che si avventura nelle sue pagine tutte le emozioni che crea magistralmente facendogli vivere, letteralmente, tutte le situazioni che si verificano. La caccia è il primo motivo narrante. Una caccia dura, pericolosa, scevra da ogni accomodamento a cui a volte sono abituati i safaristi e resa autentica dal corollario dei drammi personali dei personaggi, e dalle passioni sensuali che si scatenano. La lotta dell’uomo con la natura e, successivamente, quella ancor più spietata dell’uomo contro l’uomo, il secondo motivo narrante, porta il lettore ad un livello di pathos che solo difficilmente è in questa misura riscontrabile. Il tratteggio dei caratteri è come sempre superlativo. Wilbur Smith possiede il raro dono di estrarre la personalità dei suoi protagonisti scolpendola pagina dopo pagina, e fornendo al lettore tutte le chiavi per poterla analizzare da solo.
La copia in mio possesso è un’edizione ormai passata degli Editori Associati, ma il titolo, regolarmente in commercio, stato più volte ristampato e qualsiasi libreria può offrirlo in una veste editoriale aggiornata. Una raccomandazione; “L’ultima preda” è un romanzo per stomaci forti. Viaggiatore avvisato…..
L’ultima Preda, di Wilbur Smith
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