Direi che quest’ultima frase può essere individuata come la chiave di tutta discussione, fornendoci in aggiunta un importante elemento su cui riflettere: quanto abbiamo sbagliato nell’aver voluto per forza dare la precedenza a razze che non erano state create per noi? Perchè abbiamo preferito i cani inglesi, selezionati in altri ambienti e lì sviluppati con pienezza d’espressione, forzandoli in tutti i modi ad adattarsi ai nostri? Attualmente una risposta non so darla, anche perchè in cima alla lista di quelli che hanno fatto la scelta del cane da ferma britannico ci sono io, che predico bene e razzolo male, e contento sì d’averla compiuta, ma nello stesso tempo pervaso da un alito di sottile rimorso.
Scrive Giulio Colombo: “Ho cacciato dall’età di quattordici anni sempre, nessun anno escluso, e niente, fuorchè una paralisi, avrebbe potuto fermarmi, ho frequentato cacciatori di fama e di esperienza grandissime, ho perseguito rabbiosamente le selvaggine più disparate al piano ed al monte, ho combinato carnieri invidiabili ed invidiati e non ho mai, sul terreno della caccia pratica, mai, sentito parlare di incroci predisposti come misura ampiezza e distanza, bensì di cani che sapevano dove scovare la selvaggina e di altri che portavano a spasso la coda il collare e il proprietario. Questo, che ognuno può controllare da sè, deve pur rispondere ad una ragione.
Si parla dell’incrocio, lo si descrive, se ne tracciano itinerari, come se fosse obbligatorio e senza discussione applicabile ad onta di ostacoli e natura del terreno, grande demerito del cane non praticarlo, del cacciatore non imporlo. La parte per il tutto. Si dimentica che altro è dettare regolamenti a tavolino, spesso da tecnici che la caccia non praticano, ed altro è scovar selvaggina. Il cane che abbia senso del selvatico, scoverà mille volte più di un sapiente galoppatore da maneggio, che usi la suola per battere terreno inutile.”
Quantum est in rebus inane….scriveva Persio nelle sue Satire: quanto c’è di vano nelle cose! E pur tuttavia siamo uomini, e la vanità è una compagnia a cui sarà impossibile poter rinunciare…