Nei tempi che attualmente viviamo, esistono contingenze che hanno imposto la visione d’una prospettiva modificata rispetto a qualche assunto che ritenevamo immutabile. Si tratta di cose grandi e piccole, di eventi, di costumi, di innovazioni. Anche nel nostro piccolo orticello di cacciatori cinofili, iniziamo a prendere atto di situazioni che, fermi nell’immaginario puristico, fino all’altro ieri ritenevamo inaccettabili. Il primo di questi capisaldi è l’attività dei cani da ferma britannici. Le galoppate naso al vento e gli ampi incroci che le spole bianche ci hanno sempre offerto con generosità, nella situazione odierna trovano sempre meno il modo di poter essere esplicati con dovizia, frapponendosi ad essi i cento ostacoli rappresentati dal pullulìo di divieti vecchi e nuovi, dall’estensione eccessiva di colture ad alto stelo come girasoli o granturchi, e dalla conseguente nefasta concentrazione di cani e cacciatori nelle medesime zone, con svantaggi per tutti e soddisfazioni per pochi.
Quanto è importante oggi, ai fini pratici, la cerca incrociata che i cani inglesi debbono svolgere per obbligo di blasone? Poco o niente, verrebbe da rispondere: e non sbaglieremmo. Tuttavia l’animo cinotecnico riesce ancora ad avere la meglio, per fortuna, sulle considerazioni pragmatiche e ci suggerisce di non liquidare bruscamente un argomento delicato come l’analisi etico-stilistica di un gruppo di razze, le quali, se hanno avuto successo in Italia, vuol dire che a qualcosa sono pur servite. Come sempre, quindi, quando i miei limiti me lo impongono, chiedo lumi a chi ne sa di più.
CANE DA FERMA : LA CERCA INCROCIATA
CopertinaCondividi: