Il segugio italiano a pelo forte è un gran cane da caccia. Possiede una rusticità invidiabile, una notevole dose di coraggio, una bella voce pulita e sommamente espressiva e , il che non guasta mai, un olfatto eccellente, tale da permettergli di cacciare con profitto anche la lepre. Il coraggio e la velocità nella seguita sono stati incrementati, è vero, dai tocchi di sangue vandeano, ma vengono incanalati e convogliati su una base intellettiva che è quanto di più tipicamente italiano si possa immaginare. Si tratta senza dubbio di un segugio che bada al sodo, e che cerca di svolgere il lavoro di reperimento dell’usta con efficienza, ma senza le irruenze riottose dei griffoni francesi, e con in più un grado espressivo superiore. Già, l’espressività. A cosa mai potrebbe servire, chiederebbe il neofita o il superficiale. E’ facile rispondere con un esempio: avete mai provato a seguire una partita di calcio togliendo l’audio ? Se non si sta attenti , ma attenti davvero, dopo qualche minuto non si capirà più nulla di come sta andando la partita. Ovvio, una punizione od un goal saranno facilmente acquisiti, ma le sfumature che ci rendono partecipi e
consapevoli del match potranno essere percepite solo attraverso il commento del cronista ed il rumore della folla. Il segugio italiano è un gran commentatore. Perché è focoso ma intelligente, preciso ma appassionato, rapido nelle deduzioni ma semplice nelle spiegazioni, pur sfoggiando un fraseggio fra i più ricercati. E’ un cane plastico, con una buona maneggevolezza ed un fisico eccezionale, in grado di cacciare senza cedimenti per intere giornate. Inoltre, come dicevo, possiede anche un gran naso.
Sul cinghiale, anche se in misura meno accentuata che non sulla lepre, il buon olfatto consente in molti casi di velocizzare le operazioni di reperimento della passata, giungendo così al momento dell’individuazione dei luoghi di sosta o delle lestre, e dando inizio alla parte della seguita “inseguita” , che tradizionalmente è il momento più atteso e risolutivo nelle battute al re del bosco. Altra buona caratteristica del nostro segugio è senza dubbio la fermezza ed il timbro nell’abbaio a fermo. Non ha la lunghezza interminabile di quello, ad esempio, del segugio maremmano, ma è in grado ugualmente di costringere il cinghiale ad abbandonare la lestra in tempi brevi. Lo standard al proposito è chiaro: l’abbaio a fermo “è assomigliante a quello di un cane da guardia in presenza di un nemico”. Vero, anche se è altrettanto vero che in alcune correnti di sangue tale fermezza non si ritrova più. Ma questi sono ordini di problemi che in vario modo e misura interessano tutte le razze da lavoro, venatorie e non.
SEGUGIO E CINGHIALE: ARRIVANO I NOSTRI…
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