L’olfatto, poi. Il pointer è costruito per captare minime particelle d’effluvio alle massime velocità. Se la velocità si riduce per ragioni di strategia venatoria, il suo naso si trasfomerà in una specie di radar e andrà da sé che per il cacciatore obbligato ad affidarvisi, sarà fonte di sicurezza psicologica e materiale. Il pointer è un signore del vento, e non si tratta solo di retorica. Nel vento egli trova il suo più grande alleato, poiché tutta la sua essenza lo porta a reagire rapidamente, captando più che investigando, e sull’aria si muove velocissimo, come una barca a vela che va di bolina. Il vento lo cerca, lo brama, lo aspetta.
Passione e naso vanno a braccetto con il coraggio e la generosità. Un vero pointer non rifiuterà mai un ostacolo, non eviterà mai un comando, non sarà mai pago e
mai domo. E ciò, quando si tratterà di affrontare scarpate e roveti, al gelo come al solleone, sarà alla fine quel che più peserà, diventando immediatamente la nostra più sicura ancora di “salvezza”, ma soprattutto la sua risposta più efficace a chi ne sostiene la poca praticità nell’utilizzo, enumerando una serie di controindicazioni. Una di queste è che il pointer è un cane molto nevrile. Significa che si potrà allontanare dalla portata del cacciatore inseguendo la sua brama di selvatico, mostrandosi sordo anche ai richiami più disperati, oppure, soprattutto se maschio, potrebbe mostrare punte d’intolleranza verso i propri simili in una percentuale più elevata che in altre razze, producendosi in ringhi e baruffe. Il pointer ha bisogno di mano esperta. Non è e non sarà mai un cane per neofiti: può insegnare ad andare a caccia ma partendo da un grado avanzato, alla stregua di un professore universitario che insegna sì, ma solo a chi ha già fatto le scuole superiori. Dunque, soprattutto se si vuol godere appieno delle sue qualità, non è cane da utilizzo immediato o che possa
essere condotto senza un’opportuna seria educazione sua e nostra. Anche la stessa ferma granitica, dote magnifica e precipua di questo sommo puntatore, può a caccia trasformarsi in arma a doppio taglio. Il fagiano spesso pedina e la sua velocità di marcia può essere superiore alla capacità del cane di avvertire la progressiva diminuzione dell’intensità dell’usta non essendo le due cose direttamente proporzionali, con la conseguenza che potrà rendersi irreperibile o frullare a distanze impossibili. Per contro, il pelo corto che, dicono i detrattori, gli impedirebbe di avere ragione dei forteti è sostituito da un cuore leonino, sua autentica bandiera, e vera arma in più per violare i rovi puntuti e affrontare senza paura il gelo delle mattine d’inverno.
BRITANNICI A CONFRONTO: COPPIA D’ASSI SUL FAGIANO..
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