Un altro dato da tenere presente quando ci si imbatte nei cacherelli è il numero con il quale li rinveniamo. Se questo è elevato, nelle vicinanze c’è stato il covo del giorno prima che, se la zona è tranquillissima e mai battuta, potrebbe coincidere anche con il covo attuale, anche se è un evento assai raro. Ciò è dovuto al fatto che quando la lepre sul far della sera esce dal covo, ovvero quando si sveglia, la prima cosa che fa è quella di liberarsi come qualsiasi altro essere vivente, noi compresi. Se invece, dovessimo individuarne una o due isolate, è facile che sia una deiezione “di percorso”, dovuta al semplice riflesso gastrocolico che stimola la defecazione subito dopo aver introdotto una certa quantità di cibo. Come ad esempio può accadere a noi dopo aver pranzato: non è che abbiamo già digerito quel che ci siamo pappati, ma l’introduzione del cibo nello stomaco ha provocato un “segnale” per l’intestino inducendolo a liberarsi di ciò che, per esempio, è stato consumato al mattino a colazione. Occhio anche al
numero, quindi, ma, come accennavo, soprattutto al colore ed alla consistenza. Se le fatte sono morbide e lucide, hanno poche ore di vita e meritano un’analisi, se invece si presentano dure ed opache si tratta di roba vecchia, che non sarà di alcuna utilità ai fini della nostra indagine e potrà dunque essere ignorata poiché quella lepre può aver cambiato zona cento volte o essere già stata a sua volta abbondantemente digerita, magari insieme con le pappardelle. Naturalmente fra questi due estremi vi sono diverse sfumature che andrebbero interpretate, ma, ribadisco, l’esperienza mi ha insegnato che solo le fatte più fresche risultano probanti ai fini di una corretta interpretazione strategica. In effetti è senza dubbio utile saper identificare il grado di questa freschezza poiché, com’è logico, esso può darci un’indicazione chiara della direzione seguita dalla lepre per accovarsi.
SOTTO IL SEGNO DELLA LEPRE
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