L’arte di saper leggere tracce e vestigia è una scienza antica, apolide ed universale, che non vede altra origine che i bisogni naturali dell’uomo, cacciatore per evoluzione, per indole e per necessità.
Vi sono persone in grado di leggere il passaggio di un animale dove la maggioranza degli altri esseri umani non riuscirebbero a vedere altro che terra o piante. Gli esempi più clamorosi di queste capacità li ho osservati, a bocca aperta, in Sudafrica, dove incontrai due cercatori di tracce boscimani particolarmente vocati erano in grado di leggere il passaggio vecchio di una settimana che un’antilope aveva lasciato nella boscaglia, e potevano seguire da terra la strada aerea percorsa da una scimmia sui rami degli alberi tre giorni prima. Tuttavia, senza bisogno di andare così lontano oppure di sconfinare in quel livello quasi taumaturgico, anche a casa nostra sono esistiti, e qualcuno esiste ancora, espertissimi “tracciatori” talmente abili da riuscire ad arrivare sulla lepre senza l’ausilio di nessun cane. Naturalmente, perché si verifichi ciò bisogna avere occhi di qualità superiore, pazienza in dose biblica e ottimi agganci con la dea bendata. La grandissima parte di noi dunque, per catturare l’orecchiona avrà bisogno di almeno un buon segugio. Ho detto segugio: non date retta a chi vi dice che le ammazza con il cane da ferma o da cerca in maniera sistematica, poiché anche se è un evento che può accadere, si tratta di un’operazione determinata dall’entrata in gioco di fattori strettissimamente correlati al caso ed alla fortuna. Ma non divaghiamo, torniamo alle nostre tracce.
SOTTO IL SEGNO DELLA LEPRE
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