Non può dirlo nessuno con certezza, ma appare molto plausibile che una parte non trascurabile dell’albero genealogico del weimaraner, combaci con quello del kurzhaar e che al pari di questo, anche nei cani del granduca ci sia stata la “zampata” di sangue pointer. Quest’ultima poi, è una illazione addirittura circostanziata da Fritz Humel, il quale, pur non accettando, come dicevo pocanzi, una totale influenza zootecnica della corte di Turingia, ammetterebbe, con un condizionale utilizzato dallo stesso insigne cinologo, l’esistenza di una capostipite di razza inglese e di colore biancarancio, dalla quale, a seguito di un accoppiamento con uno dei limieri tuttofare, sarebbero venuti fuori i primi esemplari grigio argento.
I cultori del weimaraner però, non avevano dubbi: la razza era un prodotto tipicamente tedesco ottenuto dagli antichi segugi e da infusioni di cane fermatore autoctono: lo stesso, per intenderci che fornì la scintilla per la creazione del kurzhaar. Nel 1897, riunendo per lo più personalità di un certo rango, e quasi con i crismi di una setta iniziatica, si costituì il primo Weimaraner Klub al di fuori di quella cinofilia che si ostinava a considerarlo una sorta di fratello spurio del kurzhaar. Nel 1923, poco dopo che, per ironia della sorte, proprio alla corte di Weimar l’impero Germanico, sconfitto nella Grande Guerra, esalava l’ ultimo respiro per dar vita alla repubblica, l’aristocratico bracco d’argento trovò finalmente il suo riconoscimento ufficiale.
E l’avventura di uno dei più straordinari cani del mondo trovò nuove strade lontane, nuovi cultori entusiasti, nuovi innamorati disposti a dimostrare, nelle sconfinate terre del Nuovo Mondo, che un altro mito si era affacciato nel panorama cinofilo universale. Un cane grigio come le nebbie del tempo che hanno partorito la sua storia, argentato come i blasoni di Turingia, aristocratico come un principe, perché da un principe fu voluto, creato ed amato.
Weimaraner, il bracco d’argento
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