Sono davvero molte le congetture ed i tentativi di ricostruzione della storia di questo cane enigmatico. Una convincente linea filogenetica, a mio parere, sembra quella proposta da Fritz Humel. L’insigne cinologo germanico traccia un percorso storico che parte dagli antichi “leithund” tedeschi, segugi medioevali di quasi certa provenienza mesopotamica giunti in Europa dopo le Crociate, attraversa gli “schweisshund”, i cani da traccia che hanno dato poi origine ad annoveriani e bavaresi, fino ad arrivare, col tramite di incroci con antichi soggetti fermatori, fra cui il patriarcale ed immancabile bracco spagnolo, ad un cane che contemplasse anche questa
dote, quella della ferma, nel proprio patrimonio di duttilità. Il professor Haltenorth di Heidelberg, nel suo prezioso volume, “Rassehunde”, conferma appieno questa linea, laureando così ineccepibilmente il Weimaraner come la razza da ferma più antica di Germania. Tuttavia, malgrado la comunità di vedute con l’eminente collega, Haltenorth introduce anche un altro elemento, accettato solo in parte da Humel: la corte di Weimar. Fu qui che, secondo il professore di Heidelberg e secondo una storiografia diffusamente accettata, intorno alla metà del diciottesimo secolo vennero selezionati i primi esemplari di bracco di Weimar, mostranti, fra varie sfumature, la caratteristica colorazione argentata. Il Granduca Karl August di Sassonia-Weimar-Esembach, da appassionato cacciatore qual’era, non perse l’occasione di poter lasciare una personale impronta in quel mondo che tanto amava.
Weimaraner, il bracco d’argento
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