A vederlo di sera, magari sullo sfondo di una brughiera nebbiosa, può veramente fare impressione. Se, poi, chi lo incontrasse, avesse da poco finito di leggere “Il segugio dei Baskerville”, il tuffo al cuore è senz’altro assicurato. Difatti, la taglia del mitico cane fantasma di Sir Conan Doyle c’è quasi tutta, accompagnata inoltre dallo sguardo d’ambra fredda e, soprattutto, dal manto metallico, di un argenteo quasi innaturale: in sostanza, un vero e proprio spettro a quattro zampe. Naturalmente, passato il primo mancamento, ci si renderà conto facilmente di stare invece ammirando nient’altro che uno splendido cane da caccia dal fisico sontuoso, dal passo allungato e dalla testa importante. E’ il bracco di Weimar, ossia, in arte e fortuna, il Weimaraner. Un cane unico, la cui storia, avvolta nel mistero più che quella di ogni altra razza da ferma, è costellata da innumerevoli dicerie, da passioni incontenibili e da pazzesche leggende metropolitane. Perchè “unico”? Innanzitutto per il colore del suo mantello che può variare da una tonalità scura ed importante come un argento di Sheffield, al grigio azzurrino chiarissimo, come un solitario d’acquamarina. Poi, perchè è la sola razza, ovviamente fra quelle codificate, che da segugio è diventato cane da ferma. Questo, com’è intuibile, si rivela un dato di estremo interesse allorquando ci si voglia accostare ad un esame delle capacità di lavoro del Weimaraner, o anche solo per comprenderne meglio gli aspetti caratteriali più peculiari.
Weimaraner, il bracco d’argento
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