Il tricolore svetta alto nelle fertili vallate piemontesi. A Ceresole d’Alba, durante gli ultimi giorni di marzo, la selezione dei setter gordon italiani mette in fila agguerriti avversari provenienti da altre cinque nazioni per aggiudicarsi i tre allori del Campionato Europeo Gordon, ossia quello individuale, quello a squadre e quello dei giovani, e mostrare con orgoglio la qualità dell’allevamento della fascinosa razza scozzese nello stivale. Su tutti un nome che, di fatto, è già entrato nella storia contemporanea della razza: Alfeo del Castellare. Statuario, muscoli d’acciaio sotto un manto di velluto nero, occhi puntati verso un orizzonte infinito ed imperscrutabile, Alfeo ha dominato i campi, ha cercato rimontando il vento, e si è stagliato granitico contro il cielo, anch’esso ammutolito da quel
bolide che nelle vene pare abbia fuoco al posto di sangue. Il titolo individuale è suo: lo ha voluto con forza e lo ha conquistato con ogni anelito di fiato e di energia. A condurlo è Sandro Albamonte, un ventisettenne giovane leone della cinofilia nostrana cresciuto a pane e caccia fra le splendide colline pisane, che con Alfeo ha subito instaurato un rapporto particolare basato su una poderosa alchimia di sentimenti. Entrare nella psicologia di un cane come lui non è da tutti. Sandro ci è riuscito estraendo dalla materia ancora grezza un diamante di straordinario valore. Certamente, il sangue non è acqua se è vero come è vero che Alfeo discende dalle stirpi illustri del “Castellare” di Paolo Bellandi, che hanno segnato un’epoca durata oltre trent’anni. E tuttavia, il merito di aver portato alla ribalta Alfeo è anche di chi lo ha visto, acquistato e valorizzato mostrando un occhio tecnico di primo livello: mi riferisco a Carlo Giusti, il suo proprietario. Carlo con la sua tenuta nei pressi di Lajatico è la dimostrazione di un amore non comune per la terra e per gli animali. Ristoratore, enologo di vaglia, produttore vinicolo, allevatore di bovini e suini pregiati, nonché cacciatore e cinofilo purosangue, Giusti incarna alla perfezione lo “stile di campagna” italiano, fatto di passione profonda, di ricerca, di messa in gioco e sguardo volto verso il domani mantenendo il focus del cuore sulla rivalutazione delle radici.
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