Ogni tanto una buona notizia. Nella luminescente galassia animalista che ci diletta ogni giorno con le notizie più varie, e quasi sempre anticaccia, ve n’è una che, in questi giorni ha meritato gli onori delle cronache più importanti, e addirittura, stamattina 13 ottobre, uno studio televisivo su Rai Uno. Si tratta della bella storia di Anna e della sua Cucciola, un’anziana setter inglese affetta da alcuni brutti mali, e dunque bisognosa di una serie di cure per alleviare la sua sofferenza. La sua amica a due zampe, essendo sola, ha chiesto il permesso alla sede di lavoro, ovvero La Sapienza di Roma, per potersene occupare. Permesso accordato, ma con l’inghippo: i giorni di assenza le vengono scomputati dalle ferie. Anna non si è persa d’animo. Contatta la Lav, lega contro la vivisezione, la quale mette sul piede di guerra i propri legali e insieme riescono a risalire ad alcune sentenze della Corte Suprema, che evidenziano nell’omissione di cura al proprio animale una forte connotazione di maltrattamento, reato punito dal Codice penale. L’Università ascolta, comprende, torna sui suoi passi e con una mossa senza precedenti concede ad Anna due giorni senza alcuna decurtazione , infrangendo un tabù legislativo mai toccato prima. Questa la cronaca. La prima impressione salta all’occhio: ogni tanto, anche il cosiddetto animalismo produce dei buoni risultati. Tuttavia, in questo caso, proprio di animalismo non parlerei. Questa parola infatti porta con sé un grappolo di sensazioni aliene dal vero amore per gli animali : sono sfumature di estremismo mentale, non previsto dalla natura e non desiderato dagli animali stessi, che vivono felici solo in quell’alveo dinamico in cui si sono formati. Di cosa parliamo, allora? Di una presa di coscienza verso un compagno di evoluzione che ci ha permesso di scendere dagli alberi e, con il suo aiuto insostituibile, ha consentito ai nostri corpi e alle nostre menti di irrobustirsi con la carne di altri animali, naturalmente destinati ad essere predati. Parliamo di un riconoscimento tardivo, ma per questo ancor più benvenuto, di una dignità sensoriale e morale ad un amico , il cane, che ha condiviso con noi tutta la storia che conta, donandoci ogni cosa in suo potere. Noi e lui siamo sullo stesso tronco in mezzo al fiume. Se sapremo restituirgli almeno la metà di quanto ci ha dato, forse, insieme, riusciremo a rimanere a galla.





