” Sono molte le storie che potrei raccontare circa la caccia alla grouse. E molte altre riferite alla caccia al fagiano o alle anatre. Ma fra i miei ricordi più vivi rimane tuttora un episodio che non manca mai di procurarmi un brivido, come se ogni volta che gli eventi tornano alla mente, il tutto fosse avvenuto un’ora prima, e non invece più di tre lustri or sono. Si tratta di una partita di caccia alla beccaccia in uno dei posti più belli che i miei occhi possano dire di aver visto. Ma la bellezza di quei luoghi portava con sé qualcosa di non facilmente definibile, se non come una strana sensazione che il tempo non fosse mai trascorso o che stesse trascorrendo ad una velocità diversa dal resto del mondo. Il posto di cui intendo parlare, e che fu teatro dell’incredibile vicenda che sto per narrare, è situato nell’Irlanda occidentale, in una zona chiamata Ashford, a nord del Lough Corrib, dove tre corsi d’acqua sono collegati fra di loro quasi a formare una specie di anello. Ero ospite di Stanley Baker, un caro amico, per una settimana di sport con cani e cavalli. Egli era proprietario di molti luoghi di quella regione, nonché grande appassionato di caccia con i cani da ferma . Aveva dei setters, tutti di taglia
magnifica e di eccellente capacità olfattiva, che impiegava con successo sia sulle pernici quanto sulle beccacce che con buona frequenza potevano incontrarsi nella zona. Ed infatti il proposito per quel mattino era proprio di effettuare una sana camminata in compagnia dei cani, con l’intendimento di godere del loro buon lavoro e mettere a segno qualche tiro.
Già al momento di scendere dal carro, benché fossimo abbastanza lontani dal posto di caccia, provai una curiosa sensazione, come se quella terra mi stesse aspettando e mi porgesse un saluto. Facemmo scendere i cani, Hazel e Whisper, una coppia di bei setters bianchi e marroni di sette anni di età, ed il mio ospite diede così l’ordine all’uomo del carro di ritornare alle quattro dopo mezzodì, esattamente nello stesso posto.
IL LORD E LA BECCACCIA
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