Il latrìo si leva verso il cielo, muto testimonio delle terrene verità e l’abbaio dei cani
opportunisti echeggia nelle vite di tutti con la sempre uguale cacofonia di berci e il sottofondo di incomprensibili uggiolii.
L’Italia brucia: chiudiamo la caccia! In Italia fa troppo caldo: aboliamo l’attività venatoria!
A pochi giorni dall’apertura generale della stagione, siamo costretti a sopportare la tristezza di certi personaggi da avanspettacolo, incapaci di distinguere un passero da un piccione eppur veementi nella presunzione di dettare precetti e starnazzare raccomandazioni stigmatizzando la più antica e celebrata attività umana. Quale sconforto, pensando che costoro possano influenzare i nostri figli con la connivenza della maggior parte dei mezzi d’informazione, ed in barba alle più elementari osservazioni naturalistiche, e che mentre gli incendi divorano ettari di bosco, e gli uomini della Protezione civile si fanno in otto per arginare le fiamme, nessuno di questi disneyani amici degli animali si presenta mai a dare il suo contributo o a prestare la propria commendevole opera ed intelletto. E quale differenza fra costoro e i molti cacciatori, quelli veri, che conoscono ogni sasso ed ogni pianta del proprio territorio e che sono sempre in prima linea per collaborare con le autorità e le forze dell’ordine nel presidio e nella tutela di boschi e campagne . Ci si chiede come possa sfuggire a menti di cotanta levatura, che d’estate fa caldo, e che il caldo è come la guerra della vecchia: ossia è caldo per tutti. Uomini e animali. Ci si interroga perché qualsiasi variazione dai “venti gradi – bello stabile” induca subito questi sciacalli del pensiero a scagliarsi contro l’unica attività in grado di autoregolarsi: nessuno sano di mente infatti, andrebbe a caccia sotto un alluvione, col terremoto in casa o a quaranta gradi all’ombra.
Con ogni probabilità la risposta risiede nel vento.
Gli sciacalli hanno fiutato il vento che spira contro, percependo come quelle grasse vacche sulle cui groppe hanno per tre decenni comodamente viaggiato, siano adesso ben dimagrite, e di strada non ne faranno ancora molta. Hanno snasato che il tempo del “dagli al cacciatore” non paga più come prima, anche per un’utile presa di coscienza di molti esponenti delle loro stesse associazioni, e allora giocano le ultime carte, quelle degli eventi cataclismatici o meteorologici per lanciare i loro latrati verso un cielo che, oramai, non sta più nemmeno ad ascoltarli.





