La starna che abitava il nostro Paese, ma adesso praticamente scomparsa, appartiene alla sottospecie perdix perdix italica, una volta diffusa in tutte le regioni settentrionali.
La forma tipica, vale a dire la perdix perdix, è diffusa in tutta l’Europa e in Asia Minore, oltre che negli Stati Uniti, ove però è stata importata all’inizio del secolo attuale. Anche questa forma ha subito il medesimo processo, lento, ma progressivo e inesorabile, di repressione della consistenza numerica. Oltre alle varietà citate, sembra ne esista un’altra, nota agli ornitologi come “Starna migratoria” , che il Buffon aveva battezzato “Pernice di Damasco”. La maggior parte degli Autori nega
tuttavia che le starne, uccelli stazionari per eccellenza, possano dare luogo a fenomeni migratori veri e propri, e si tratterebbe sempre — nei casi osservati — di spostamenti di poca importanza.
La Starna è stata, e laddove siano presenti lo è tuttora, un ambìto oggetto di caccia, condotta in prevalenza con l’ausilio del cane da ferma. Essa richiede, per essere proficua, l’impiego di cani particolarmente allenati, addestrati ed equilibrati, poiché soggetti inquieti e numerosi terrebbero inevitabilmente lontano questo astuto volatile, il cui delicato inseguimento deve avere inizio non appena esso abbia terminato il suo pasto mattutino, così che la battuta deve sempre cominciare per tempo onde permettere ai cacciatori di essere all’alba sul terreno prescelto, ove occorrerà porre in atto una grande pazienza e una estrema cautela. Studi assai interessanti sono stati effettuati per rivelare le cause della comune diminuzione, o dell’azzeramento delle
specie di starne in tutti i distretti della loro area di diffusione, e si è giunti alla conclusione che il maggiore coefficiente di tale progressiva rarefazione va riconosciuto nell’intensificarsi che c’è stato delle colture agrarie. Le macchine agricole, i fili telegrafici prima e telefonici poi, la distribuzione dei concimi chimici per anni privi di un reale controllo e non sottoposti ad una legislazione che rispettasse l’ambiente, oltre che i veleni usati per sterminare roditori e insetti nocivi sono stati gli im-placabili nemici di questi bei Fasianidi. In tutta l’Europa, anche nei paesi dell’Est post-comunisti, se ne va intensificando il ripopolamento, effettuato sia mediante opportuni incroci sia mediante gruppi di individui importati. Non sempre gli sforzi hanno pagato, ma in linea di massima possiamo dire che abbiano aiutato. Purtroppo indietro non si torna: le condizioni ambientali andranno sempre più in direzione diversa rispetto alle esigenze di questi uccelli ormai leggendari e, almeno nelle nostre campagne, sarà molto difficile che si torni a sentire il loro cerleccare, musica che attizzava la passione e scaldava i cuori di tutti quelli che le hanno amate davvero.
LA STARNA: OGGETTO DEL DESIDERIO…
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