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La parte dell’orso

Il nido del falco
25 Luglio 2017 di Mario Sapia
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L’orso che attacca l’uomo è sempre un bello scoop. Drammi del genere siamo abituati a guardarli al cinema, dove è tutto finto, oppure a leggerli tra le pagine di libri d’avventura dove invece ogni cosa è vera agli occhi della nostra mente che immagina la scena, ma innocua circa i reali effetti fisici. Quando, dunque, un orso aggredisce e ferisce quasi mortalmente un uomo alle nostre latitudini, noi tutti uomini di smartphone e autogrill perdiamo la testa. Giornali, telegiornali, summit, piani d’azione per catturare il carnivoro colpevole e deportarlo in altri lidi boscosi, nonchè immancabili tiritere tra chi difende l’orso e chi invece pretende, in un ambiente selvatico, le stesse sicurezze del salotto di casa sua. L’orso, in Trentino, è di casa. Fa parte della fauna delle foreste, ed è al vertice di una catena alimentare solo da pochi anni ricostituita correttamente, proprio grazie alla ritrovata presenza di orsi, lupi, linci ed aquile. E’ un grande carnivoro che pesa diversi quintali, quindi è assolutamente possibile che decida di attaccare quello che lui considera un intruso o una minaccia al suo territorio. L’orso, amici miei, aveva tutto il diritto di fare quello che ha fatto pochi giorni fa, ovvero aggredire il signor Angelo Metlicovez uscito per boschi in compagnia del suo cane, nella zona del laghi di Lamar. Probabilmente vi apparirà bizzarro che un cacciatore, direttore di una rivista di caccia, affermi una cosa del genere. Tuttavia è troppo facile voler respirare l’aria della libertà boschiva come se si stesse guardando un documentario, più difficile invece accettarne le conseguenze quando, da quei luoghi meravigliosi, si materializza la reale presenza di uno dei suoi abitanti e capisci che non si tratta di un cartone animato di Walt Disney. Chi si scandalizzerebbe se qualcuno decidesse di farsi una passeggiata nella giungla amazzonica e venisse aggredito da un giaguaro? Nessuno: amico te la sei cercata. Capisco che nella nostra mentalità dalle ali tarpate il concetto di pericolo da predatore sia stato rimosso, ma non possiamo pretendere di riavere gli habitat e non anche le conseguenze che questi portano con sé. Nella zona dei laghi c’è stato un uomo aggredito da un orso? Ci dispiace umanamente per lui e siamo felici che sia sopravvissuto, ma la prossima volta, chi vorrà andare per quei boschi dovrà mettere in conto che lassù ci vivono anche questi animali, che non sono fatti di peluche come quelli che dormono con i nostri bambini.  Un’Amministrazione davvero attenta avrebbe cercato di cartellare la zona ed istruire la gente che in quei territori, peraltro da essa stessa fortemente tutelati, può esservi anche pericolo e non tutto è Pane, Amore & Fantasia. La decisione di braccare, catturare e deportare l’orso è quanto di più antinaturale e ridicola ci sia, e suona un po’ come se il sindaco di un paese di mare nel cui specchio è avvenuto un attacco di squali,  decidesse di deportare i predatori invece di informare i bagnanti che in quelle acque, oltre a meduse, pesciolini e voli di gabbiani, c’è il pericolo concreto di beccarsi una dentata nel didietro.


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