Il giovedì successivo, due giorni prima della cacciata a Rignano, una sorta di grande matassa scura dal colore indefinibile sonnecchiava ai piedi del banco consunto dell’uccelleria. Aveva una testa larga, orecchie rotonde, e pelo lungo e foltissimo le cui frange quasi toccavano i garretti robusti. Gli occhi erano del tutto coperti dal pelo, ma il cane dava l’idea d’essere d’indole buona e socievole.
“ Bello..”, commentò vago l’avvocato Birilli.
“ Codesto l’è un fenomeno, sor avvocato! Fuori dal comune, come occorre a lei”, gracchiò querulo Pierini slegando il guinzaglio dal piede del bancone.
“ Gli ha qualche annetto, ma un ce n’è un altro come questo..”
“ Che…che razza è precisamente?”
“ Che razza…ah si…dunque è…è un lanoso..”
“…Un lanoso?”,
“ Un lanoso di maremma..Oh, gli è la meglio razza per il cignale!”
“ Lanoso di maremma….E come si chiama?”
“Come si chiama..come si chiama..Eh! Sa qual’é il bello? Che nella fretta di servirlo, avvocato, unn’ho pensato a chiedere al mì cugino il nome del cane. Oggi è all’ospedale e un so se lo posso disturbare, ma se la vole.. in dù giorni..”
“No..no, non ha importanza, Pierini. Quanto vuole del cane?”, chiese l’avvocato, già fibrillato per l’imminente, irrevocabile caccia al cinghiale che gli aveva rubato l’ennesima notte di sonno.
“Sor avvocato…trattato bene perchè è lei…e poi, sà, il mì cugino ha da affrontare qualche cura…”
“Quanto?”
“Cinquantamila…ma un son per me, gliel’assicuro!”
Augusto Birilli trattenne a stento una smorfia di sorpresa. Non pensava di spendere tanto. Soprattutto non per un cane. Ma gli occhi, e le gambe, di Ornella De Cesaris, la spesa la valevano tutta.





