La porta di metallo del Pierini cigolava come trent’anni prima, quando aveva aperto la sua attività d’uccellaio in via della Pergola. L’avvocato Birilli l’aveva frequentato spesso nel passato, andando a comprare i semini per i pappagalli di sua madre, scomparsa ormai da un lustro, oltre a qualche canarino, molto amato dalla genitrice, fino a quando non le parve che alcuni esemplari a “..fattore rosso” perdessero un po’ troppo in fretta l’affascinante color vermiglio, e nessuno, fino alla sua morte, potè più levare dalla testa della vecchia signora, che il Pierini colorasse biecamente i suoi canarini, spacciandoli per rossi.
“ Buongiorno Pierini!”, declamò l’avvocato entrando nel buggigattolo
vagamente olezzante di guano. “ Si ricorda di me?”
L’uomo sollevò la testa calva e tonda da una gabbietta di cui stava riparando il cancello, e fece salire un occhio sopra la montatura delle lenti dorate.
“ Che mi venga il gozzo…il sor avvocato! La entri…s’accomodi…Quanto tempo!”
“ Eh già, ne è passato di tempo. Ma sa, dalla morte della mamma..”, ed abbassò gli occhi come se il funerale fosse stato il giorno avanti.
“ Eh si…povera donna…che Dio l’abbia in gloria! Che brava donna che era!”, si contrì il Pierini.
“ Pierini, non rimestiamo nel dolore…”
“ No..sor avvocato..meglio di no..”, aggiunse in tono affranto il furbastro uccellaio, con un mestiere da palcoscenico.
“ Son qui da lei perché ho bisogno d’un cane.”
“ D’un cane?”
“ D’un cane, si.”
Se l’avvocato Birilli fosse stato più attento, avrebbe notato il rapido, sottilissimo gioco di intenzioni ed esitazioni dell’uomo con gli occhiali, come se fosse stato lì per dire una cosa, ma in una frazione di secondo avesse cambiato idea per dirne un’altra. Un tempo nessuno l’avrebbe potuto notare, ma adesso anche una vecchia volpe come Pierini stava perdendo qualche oncia del suo antico smalto di furfante: Augusto Birilli però, era troppo preso dalla sua ansia per poter notare altro che questa.
“ Che genere di cane le occorrerebbe?”, chiese senza scomporsi il venditore, che in vita sua di cani non ne aveva mai trattati.
“ Un cane da caccia. Da cinghiale, ma dev’esser bono, eh! Uno davvero fuori dal comune…”
“ Da cinghiale….fuori dal comune…Oh, che mi venga il gozzo! Ma lo sa che l’è il sù giorno fortunato?”
L’avvocato s’impettì, intuendo la notizia positiva: “In che senso, Pierini?”
“ Il mì cugino, che l’è stato un gran cignalaio, ha smesso d’andare a caccia per ragioni di salute, sà, il cuore ad una certa età..,”
“ Certo…bisogna stare attenti…dica…dica Pierini, e allora?”
“ Lui avrebbe un cane ch’è un fenomeno. Lo vorrebbe dar via, perchè sà, ormai con l’età..”
“ Ovvio..ovvio…e quindi?”
“ Quindi se passa la settimana prossima glielo fò trovar bell’e pronto, spulciato e svermato! Prima, purtroppo, un posso fare.”
“ Va bene, Pierini, va bene. In gamba come sempre: grazie davvero!”, belò il Birilli riconoscente, quasi commosso.
“ Sempre al su’ servizio, sor avvocato, sempre al sù servizio!”, si genuflesse l’uccellaio con un ghigno sottile.
Novelle di caccia: La posta del Somarino
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