Le altre sale dedicate alla caccia

Qui sopra e in basso, La Venaria come uno scrigno prezioso custodiva al suo interno oltre a bellissime tele e affreschi, quasi sempre legati a temtatiche venatorie, anche arazzi, specchiere, tavoli da muro, sgabelli, inginocchiatoi, tappezzerie di damasco etc.. oggi andati quasi tutti perduti
Se il Salone di Diana, essendo architettonicamente e artisticamente il fulcro della Reggia di Diana, offre le allegorie più intense dedicate alla caccia, ad est e a ovest di esso, nello sviluppo simmetrico degli appartamenti ducali, comprendenti abitazioni estive e invernali, altre sono le stanze con “arredo decorativo” venatorio alle quali, sempre sotto la guida del Tesauro, lavorarono scultori, stuccatori, pittori, intagliatori, doratori e artigiani. Ancora la Dea della caccia ed episodi mitologici costituiscono il film della rappresentazione: i fatti favolosi della Regina Niobe, dei Popoli della Licia, del Cinghiale Calidonio e di Endimione; gli episodi della fanciullezza di Diana. Il culmine lo si ha nelle quattro sale che rappresentano l’autorità concessa da Giove alla dea sulle: Cacce Celesti, Terrene, Infernali, Acquatili; in quest’ultima al centro della volta, contornata da stucchi raffiguranti delfini, putti cavalcanti cavallucci marini vi è Diana-pescatrice. E non solo sale e camere ma anche guardaroba, scale segrete, retrocamere sono istoriate da fatti e personaggi mitologici legati alla caccia: Oreste e Ifigenia, Orione, l’Anticamera dei Saettatori famosi etc…, e a tematiche venatorie: la Camera degli Animali quadrupedi, l’Alcova con i Cacciatori e il Gabinetto degli Uccelli. Le scritte esplicative in italiano e non in latino, e la presenza dello stucco e dell’affresco rispetto al legno intagliato e dorato dei soffitti del Palazzo Reale a Torino, indicano solo apparentemente la volontà di sottolineare il carattere extraurbano e ludico di Venaria. In realtà anche qui l’architettura e le altre arti sono piedistallo del ducato
né più né meno degli altri luoghi di potere dei Savoia. In questi ambienti secondari per la pittura si affiancano a Jan Miel, impegnato nella decorazione della Sala di Diana, i comaschi Giovanni e Paolo Recchi, Giovanni Antonio, suo nipote e i luganesi Giacomo Casella e Giovanni Andrea; per gli stucchi Bernardino Quadri. L’appartamento a nord, rispetto alla Sala di Diana, ha conservato la decorazione seicentesca, mentre quello meridionale ha subito notevoli cambiamenti nel corso del ‘700. Delle stanze che costituivano gli appartamenti ducali le più grandi e più auliche della Reggia erano le due anticamere e le due camere ai lati del Salone di Diana. Ad oggi ci sono giunti solo gli affreschi della sala dei Templi di Diana, ossia la sala in cui il Tesauro ha invitato gli artisti a descriverci le varie “case sacre” fatte edificare alla divina fanciulla cacciatrice con le leggende ad esse collegate. La stanza delle “Fiere feroci rese mansuete dall’Ingegno umano”, prevedeva invece dieci scene con animali esotici o fantastici. Quasi 4000 quadri nel
complesso ornavano le pareti della reggia seicentesca: Le tematiche, come abbiamo visto, erano sia di carattere mitologico, a richiamare le iconografie affrescate e quelle a stucco, sia appartenevano al genere della ritrattistica: 42 ritratti dinastici dei re d’Inghilterra, 36 dei re di Francia, 40 degli imperatori oltre naturalmente a quelli dedicati agli antenati di Casa Savoia ospitati in due anticamere; ma non solo: la Venaria, al suo interno, come uno scrigno prezioso offriva anche arazzi che purtroppo fanno parte dell’arredo perduto, specchiere, tavoli da muro, sgabelli, inginocchiatoi, tappezzerie di damasco etc…





