Valutazione del segugio: il..”purosangue”

A metà della costa, il cane si ammutolì. Girellò qua e là, ritorno in giù e si spinse alcune decine di metri a destra e a sinistra senza però ritrovare la passata che aveva perseguito, se non ritornando nell’ultimo tratto dove aveva emesso la segnalazione.
Raffaele, che fino ad allora non aveva espresso alcun commento tecnicamente rilevante, decise di intervenire anche per non far la figura di un completo sprovveduto: “Ha trovato il fallo! Vediamo quanto tempo ci impiega a risolverlo.” esordì l’amico, dando per scontato che di quello si trattava e che comunque Astro ne sarebbe venuto a capo. L’allevatore tacque, ed io più di lui. Con il cane sempre silenzioso e frugante a poca distanza da noi, ci spostammo più sopra di una decina di metri. Qui avvenne quella che, secondo Raffaele, era la risoluzione del fallo: il cane all’improvviso riprese a dar voce, filando longitudinalmente alla costa della pendice.
Portava la testa ad almeno quindici centimetri dal terreno e batteva un ritmo davvero spettacolare. Il mio amico era in estasi; l’allevatore era sfingeo; io ero ammutolito.
Astro si era ormai allontanato troppo velocemente per poterlo seguire passo passo ed il nostro anfitrione suggerì di raggiungere il bosco per poter dominare meglio l’andamento di quella spettacolare “accostata”. Lo guardai negli occhi, ma il brav’uomo non ricambiò il mio sguardo interrogativo. Raggiungemmo il boschetto e udimmo chiaramente riavvicinarsi la voce del cane, mentre poteva percepirsi un aumento ulteriore del ritmo di scagnata. Il segugio stava entrando nel bosco ad una velocità tale da non lasciare ormai alcun velo di dubbio.
Seguendo il ritmo furioso di Astro, proteso ormai in un lanciatissimo inseguimento, avanzammo nel bosco fino a che le nostre narici, invase da un pesante tanfo di volpone, consentirono a tutti e tre, compreso uno sconcertato Raffaele, di avere la conferma al dubbio che da quando il cane aveva ripreso a dar voce, si era insinuato nel mio cervello.