La settimana successiva, a casa del barone, questi fece al vecchio bottegaio una proposta che lasciò il vecchio di stucco: andare a vivere in una sua casa di caccia in qualità di guardia, con uno stipendio piccolo ma senza più preoccupazioni di commerci. Oltre a ciò avrebbe tenuto Frida, che sarebbe però rimasta di proprietà del barone. Grohmann avrebbe avuto quale unico vero obbligo quello di accompagnare a caccia Von Pathorst, portando sempre con sé, la piccola, straordinaria pudelpointer.
Klaus Grohmann accettò. Il barone fu ampiamente ripagato per la sua generosità dai servigi del vecchio e della cagna. Clara Grohmann parve riprendersi, o almeno trarre sollievo dalle sue sofferenze, forse perché era stata allontanata dalla casa in cui aveva visto la partenza dei suoi figli senza poterne mai festeggiare il ritorno.
L’anziana coppia visse ancora per molti anni. Ma una volta, tanto tempo dopo la morte di Frida, la donna fece un sogno che confidò al marito. Sognò della cagna che giocava con lei in un bel prato verde e qualcuno dall’alto le diceva “Frida parla con
noi. Siamo noi che le diciamo dove andare per trovare gli uccelli!” La donna sollevò lo sguardo e vide che a parlare era un enorme albero di quercia.
Sentendo la storia, il marito le accarezzò la testa e la invitò a sedere con lui sulla veranda a godersi il paesaggio, ringraziando Iddio per come tanti anni prima, ormai al tramonto di una vita che sembrava perduta, avevano incontrato una luce di tranquillità in virtù esclusiva della straordinaria, piccola Frida e delle sue indimenticabili beccacce.
LE BECCACCE DI FRIDA
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