Alle due del pomeriggio, ora di chiusura del negozio, si presentò puntuale il barone accompagnato dal suo guardiacaccia. Prelevarono Klaus e Frida e si diressero verso la grande riserva di Steinhagen, zona di incantevole bellezza, ammantellata dalle prime propaggini della leggendaria Foresta dei Teutoni e punteggiata da laghi e stagni di ogni forma e dimensione. Frida venne sciolta nei pressi di una vallettina che tagliava naturalmente in due un bosco e si mise immediatamente all’opera. La seguivano Klaus, il barone Von Pathorst e il guardiacaccia Zimmermann. La piccola pudelpointer toccò uno ad uno i cinque siti di altrettante beccacce, con la calma e la sicurezza di un postino che consegna le lettere nella stessa via da trent’anni. Due, posizionate in maniera abbastanza ostica ai tiratori, vennero sbagliate ma immediatamente ed inesorabilmente ribattute da quella cagna straordinaria. Oltre
alle cinque regine, Frida si diresse con sicurezza verso due fagiani annidati nel cuore della foresta e, nel tornare all’automobile, deviò dalla direzione naturale per incontrare una starna in un campo poco lontano, che fermò e riportò a dovere. Tutto come se lei sapesse esattamente dove andare, senza bisogno di cercare nulla. Von Pathorst, aristocraticamente riservato per tutta la cacciata, scrutava l’insignificante cagnina pelosa con lo sguardo vagamente allucinato, mentre il pingue Zimmermann, sempre pronto a sputar sentenze ad ogni piè sospinto, ora si tergeva con un fazzoletto i baffoni rossastri e la fronte sudata, tenendo la bocca semiaperta, incapace di emettere un giudizio.
“Che ne pensa, Zimmermann?” sollecitò infine il barone.
“Signor barone….che ne penso….che devo pensare…indubbiamente…alla luce dei fatti…effettivamente..insomma… Gott im Himmel, signore, non ho mai visto una cosa del genere: pare che qualcuno le dica dove andare, a quella cagna!” esplose alla fine l’omaccio sbigottito e sconfitto. L’affare fu concluso. A casa del barone, Klaus Grohmann ricevette i mille marchi in contanti e, quando ormai scendevano le prime ombre della sera, venne riportato a casa da Zimmermann, che per tutto il tragitto
non profferì parola.
“Klaus! Finalmente! Ma dov’eri…mio Dio….mi hai lasciata sola tutto il pomeriggio…sono stata male…molto male…” si lamentò al suo ritorno la moglie, appoggiata al tavolo di una cucina ancora in disordine, con una mano fra i capelli spettinati e gli occhi arrossati dalle lacrime.
“Ma te l’avevo detto, meine liebe, sono andato a vendere Frida…al barone Von Pathorst, ti ricordi?” chiese l’uomo.
“Ah…si…adesso mi ricordo….ma perchè l’hai venduta?”
“Perchè così potrò stare di più accanto a te, senza andare a caccia..” mentì Klaus che ovviamente aveva nascosto alla moglie la verità sulla loro situazione economica.
Il volto della povera donna parve per un breve istante illuminarsi con un sorriso. Poi, si alzò barcollando e si diresse verso il letto, ripiombando una volta ancora nel suo baratro senza fine.
LE BECCACCE DI FRIDA
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