Nella figura 9, opera del viennese Carl Schuch, il germano e la starna appesi sopra un ripiano da cucina testimoniano quanto l’anima accademica abbia continuato ad influenzare la produzione pittorica dello spicchio finale del diciannovesimo secolo. Schuch, nato nel 1846 nella capitale austriaca e ivi morto nel 1903, fu certamente una delle personalità pittoriche più rilevanti del suo tempo. Non può sfuggire difatti, come anche una natura morta possa esprimere l’anima dell’artista e la sua ricerca d’armonia cromatica, elemento di cui per certo Schuch era un cultore. Mentre infatti le sagome dei capi di selvaggina denotano una totale conoscenza dell’anatomia degli animali ritratti, è lampante come la ricerca della posizione giochi in favore di una equilibrata distribuzione fra i toni caldi ed i punti luminosi. Schuch con la caccia non c’entrava nulla: era un contemplativo d’ispirazione romantica e poco incline ad una descrizione dinamica, però, come tutti gli artisti di vaglia, era consapevole del fascino straordinario che questa esercitava su chiunque le si accostasse, seppur con le intenzioni meno benevole.
Ci sarà ancora tanto da vedere e da commentare circa la pittura tedesca dell’ottocento riferita al mondo della caccia, conoscendo altri maestri che con la loro arte hanno saputo evocare gli aneliti più belli e le sfumature più recondite della passione per le cose della natura. Vi prometto di cuore dunque, che staccheremo ancora una volta insieme il biglietto per un viaggio verso questo mondo incantato, alla scoperta di nuove meraviglie.
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