Con l’immagine numero 3 ci troviamo davanti all’opera di un grande artista: è una “wildschwein jagd” di straordinaria efficacia visiva, in cui Ludwig Beckmann, l’autore, dimostra cosa vuol dire passione nel rappresentare la caccia. Beckmann, nato ad Hannover nel 1822 e morto all’inizio del secolo scorso, gioca tutto sul dinamismo della predazione e sul contrasto fra i toni freddi del bosco invernale ed innevato, e la brace ardente delle espressioni di ferocia dei cani e di rabbia belluina del grande verro, punteggiando sapientemente qua e là con qualche rivolo di sangue. Ad aumentare la percezione dell’azione concorre inoltre la scelta del colore dei mantelli dei cani, quasi tutti di tono caldo, nonchè il riflesso dorato sulle setole del grande cinghiale aggredito. Sullo sfondo, poco distinto, il cacciatore che tiene al guinzaglio altri cani e che si pone quasi come il semplice spettatore di una magnifica opera tragica. Il lirismo di Beckmann, il quale, occorre ricordarlo, fu anche un illustratore e persino uno scrittore di cose di caccia e di natura oltre che uno studioso di zoologia ed anatomia animale, lo notiamo anche da uno straordinario particolare: il tronco caduto dietro il gruppo centrale, che conferisce un senso eroico e fortemente romantico a tutto l’impianto scenico. Personalmente, valuto il quadro una delle più belle cacce al cinghiale, non volendo dire la più bella, che abbia mai avuto la fortuna di ammirare.
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