Sono fatti accaduti da poco. Sono cose molto brutte, sono storie di dolore e brutalità intollerabili.
In Piemonte, un uomo ha assassinato senza pietà i suoi quattro setter inglesi
perché “.. non gli servivano più..”. Aiutato da un complice, già compagno di battute, e mi verrebbe da scrivere “merende”, ha portato i cani nel bosco ed ha sparato loro alla testa, così, uno dopo l’altro, con terribile cinismo e violenza. Poi ha abbandonato i corpi degli animali ed ha pensato bene di tornarsene a casa senza nemmeno seppellirli.
In Toscana, qualcosa di ancora più agghiacciante. Un figuro sul quale non vale la pena di spendere aggettivi, per liberarsi del proprio breton ormai vecchio e malato ha escogitato un sistema comodo ed economico. Lo ha chiuso in una gabbia all’aperto, e lo ha lasciato morire di sofferenza e di fame dopo giorni di inimmaginabili tormenti. A nulla sono valse a Zeus, le cure in extremis di chi si era accorto della tragedia.
Sappiamo che in entrambi casi la giustizia sta facendo il suo corso, ed entrambi i criminali stanno in qualche modo pagando i gesti diabolici di cui si sono resi responsabili. Ma non è questo il punto.
Il punto è che dobbiamo liberarci di questa gentaglia al più presto possibile; il punto è che dobbiamo gridare a gran voce come questi assassini non siano veri cacciatori, anche se loro si professano tali, ma solo volgari uccisori senza morale, senza etica, e senza nemmeno dignità personale. Il punto è che dobbiamo avere il coraggio di gridare “via da noi!” a coloro i quali si macchiano di queste atrocità; il coraggio di denunciarli, se li conosciamo, e la volontà di farlo pubblicamente.
Chi maltratta un animale, qualsiasi animale, non è un cacciatore, è solo un turpe, violento individuo che deve essere messo al bando e perseguito in ogni modo consentito dalla legge e dalla società. Chi, in più, maltratta un compagno di avventura, un amico che per lui avrebbe dato la vita in cambio di una carezza, merita il disprezzo e il ghetto sociale. E chi lo fa nei modi che abbiamo visto sopra, ma c’è perfino di peggio, merita la galera, quella vera, e non la condannella che poi nessuno sconta. Merita che mai più possa venire in possesso di un animale vivo, e che mai più possa avere il diritto di detenere un’arma.
Mi chiedo e vi chiedo: dove sono le Associazioni venatorie? Federcaccia, Arcicaccia, Enalcaccia etc..dove siete? Queste notizie vi arrivano? Perché non prendete posizione forte, con l’autorevolezza che vi compete, contro questi abomini? Perché non vi costituite parte civile nei processi? Perché, invece di pensare solo ai tesseramenti, non avviate campagne volte ad insegnare a chi non lo sa che il cane è una persona non umana, è un membro della famiglia, è un amico e va rispettato ed amato? Non sono forse questi gli insegnamenti dei grandi cacciatori del passato? Non sono forse questi i principi di nobiltà a cui la Caccia si ispira? Quali, sennò?
Vergogna. Vergogna su chi, tra noi cacciatori, sa e non denuncia. Vergogna su chi avalla col suo silenzio o addirittura approva con un demenziale e perverso senso di solidarietà. Solidarietà con chi, poi? Con i delinquenti? Con gli assassini? Con chi?
Via da noi cacciatori onorati, questa melma, una volta per tutte. Facciamo in modo che mai più un cane debba cadere nelle mani di assassini senza scrupoli, e che nessuno di questi nostri impagabili amici possa di nuovo essere sfiorato dalla mortifera carezza del diavolo.





