Si racconta che all’alba degli anni settanta fecero la comparsa i primi cinghiali sul versante grecanico della bovesia aspromontana, all’improvviso come fere, animali mai visti prima, che incutevano anche paura negli abitanti montani.
E fu così che i primi cacciatori iniziarono ad organizzarsi a dar la caccia all’irsuto.
Attraverso le indicazioni dei primi avvistamenti, iniziarono le prime arraffazzonate battute; una decina di seguaci di Diana accorsero sul posto con armi e bagagli, doppiette alla mano e munizioni, spezzate, consentite in quei tempi, gli scaccini muniti di latte, pentole e coperchi, e chi più ne ha più ne metta, per cercare di far scappare gli animali misteriosi. Di cani, nemmeno a parlarne.
Si racconta che i primi battitori si ingegnassero di tutto per fare il più rumore possibile, a parte le indimenticabili grida che, udendosi fra le montagne, da valle in valle arrivavano alla marina.
A CINGHIALI IN ASPROMONTE: QUANDO LA BESTIA SI CACCIAVA A PALLETTONI…
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