La beccaccia è una regina per tutti, una musa per molti, un’amante per qualcuno.
Ogni cacciatore ne riconosce la regalità vestita di silenzio; tanti
traggono ispirazione dai suoi occhi profondi, dai suoi capricci sempre uguali eppure ogni volta diversi; pochi riescono ad entrare nelle sue grazie, cullandone le morbidezze, accarezzandone le sfumature e sognando il prossimo incontro, com’è dovere e destino di chi ama.
E’ una regina rispettata da tutti perchè ha grandi qualità e numerosi pregi, ma è altresì una creatura onusta di torti, di colpe, di debiti e di ingratitudini. La beccaccia ha il torto di negarsi alla vista del chiassoso marrano concupiscente che mostra ardore da cavaliere mentre nasconde animo da beccaio: come puoi, o sovrana della selva, non capire che questi ne ha bisogno per soddisfare la propria sete di botti e di sangue? La beccaccia ha la colpa di non andare incontro alle esigenze del superficiale e comodo riservista che vuol far vedere d’essere cacciatore vero alla fidanzata o agli amici d’armeria, esibendo con baldanza un trofeo onorato: perché mai, o mia regina, pretendi che il ragazzo si sottoponga a simili strapazzi? La beccaccia è in debito verso coloro i quali trattano il cane come un utensile, lesinandogli affetto ed attenzioni quindi tacciandolo d’infamia se non ha avuto la volontà di percorrere un borro o di salire fino al querceto in cima al colle: non avresti potuto, signora del bosco, scendere tu un po’ di più? La beccaccia infine, è ingrata verso coloro i quali profondono averi e giornate per incontrarla, pensando che sia una questione di scarpone griffato, di cartuccia dispersante e di cane milionario: non t’era possibile per una volta, diva crudele, palesarti anche senza pretendere tali esosi tributi di sentimento?
Non dà risposte, la regina. Però mi viene in mente la parabola della mamma che cuce uno splendido ricamo e della bambina che giocando accanto ai suoi piedi ne osserva da sotto il lavoro vedendolo come un informe ammasso di fili che pendono confusamente. La beccaccia è come quella mamma che guarda il suo ricamo dalla parte giusta e procede doviziosamente a intessere ed intrecciare, mentre noi siamo come bambini che lo osservano da sotto: solo alcuni ne intuiranno il disegno e si sforzeranno di capirne la bellezza senza farsi ingannare dal groviglio.
Tutti gli altri, in un modo o nell’altro, ne saranno tenuti lontani.





