Ma se è vero, come è vero, che tutto ciò che si raccoglie è frutto di quel che si è seminato e quindi nulla vi è di magico, non possiamo sottacere l’importanza di alcuni elementi cardinali nella vicenda professionale di Stefano Pianigiani. E’ lui stesso a svelarli, mentre aggrediamo due generose bistecche fiorentine seduti al tavolo di un antico ristorante chianino.
“Passione per i cani e disponibilità al sacrificio anche familiare e personale: senza queste due cose non si va da nessuna parte. E poi fiducia in se stessi, come quando decisi di abbandonare, a vent’anni, i miei studi universitari per dedicarmi all’allevamento e all’addestramento dei cani da caccia. Sapevo che poteva essere una strada piena di incognite, ma ho sempre creduto in me stesso, nelle mie scelte, nella mia passione..”.
La costanza e la mole dei risultati è tale da indurmi a chiedergli se abbia seguito una “ricetta” genetica precisa, per arrivare ad un simile patrimonio cinotecnico.
“ All’inizio della carriera ho studiato la genetica delle linee di sangue di Francini, ed ho deciso di immetterla nei miei cani, con opportuni accoppiamenti, mirati a fissare e riprodurre determinati caratteri vincenti, sia nel fenotipo che nel genotipo..”
Con successi allevatoriali e agonistici ben evidenti a tutti, aggiungerei. La costruzione della base genetica è il fondamento per un’omogeneità di risultati, ma sono tanti gli aspetti che necessitano di essere considerati, non ultimo quello della caccia pratica. Pianigiani conferma: “La caccia è la base, il punto di riferimento concettuale per tutti noi che alleviamo e addestriamo cani destinati alle competizioni di massimo livello. Difatti, il mio allevamento offre ai cacciatori un servizio unico in termini di qualità sanguinea del cucciolo e di addestramento, sia di base che avanzato a ogni livello, e sviluppato su selvatici autentici in ambienti davvero formativi e utili per qualsiasi cane, dal cacciatore al grande agonista.”
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