“Qual lodoletta che in acre si spazia
Prima cantando, e poi tace, contenta
Dell’ultima dolcezza che la sazia..”
(Dante, Paradiso. XX, 72)
Le piccole, incolori allodole sono senza ombra di dubbio portatrici di gioia nel cuore dei migratoristi italiani. Il loro canto melodioso e i loro voli che paiono altalenanti le rendono piene di fascino pur non essendo particolarmente belle o colorate in maniera sgargiante. Ma soprattutto, le allodole inaugurano la stagione migratoria invernale, essendo i primi fra gli uccelli che dalle zone settentrionali decidono di spingersi a sud, in cerca di condizioni meno dure. Tuttavia, nonostante la grande diffusione e la notorietà fra il popolo di Artemide, non sono molti quelli che sanno quali siano le sue abitudini di vita.
L’Allodola è un uccello di dimensioni assai modeste, con una piccola coda forcuta e le ali relativamente grandi in relazione al resto del corpo. Il corpo è snello e svelto, il
becco sottile e discretamente lungo, di forma conica. I tarsi sono alti e sottili, con dita piuttosto lunghe e robuste, tutte provviste di unghie. Il piumaggio, che sul capo si allunga a formare un modestissimo ciuffetto, ha colori poco vistosi. Nella sottospecie più diffusa in Italia, le penne sono bruno-rossicce con una zona nera centrale nelle parti superiori del corpo; in quelle inferiori, le penne sono bianche con spruzzature rossastre. Macchie nere sono sparse nel piumaggio della gola e del petto. Il piumaggio delle allodole subisce una muta nei mesi di agosto-ottobre. Gli adulti non sono soggetti ad una vera e propria muta, ma ad una semplice caduta dei margini delle penne. Il becco e gli occhi sono bruni; le zampe sono di colore giallastro-bruno. Per quel che riguarda le dimensioni non vi è una sensibile diversità tra le varie specie di Alaudidi, che misurano dai 16 ai 20 cm. L’allodola comune misura circa 20 cm., di cui 8 appartengono alla coda, ma ha una apertura d’ali assai notevole, di circa 50 cm..
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