La visita a porte chiuse ad una delle cantine più prestigiose del mondo, accompagnati dal proprietario in persona è un’esperienza che arricchisce. Se poi il proprietario è Stefano Cinelli Colombini, nobile giurista nonché raffinato storico, allora l’esperienza diventa meglio di un documentario di Piero Angela. Con la differenza che quest’ultimo lo vedi e basta, mentre la visita la vivi con tutta l’anima.
Centinaia d’anni di storia ed esperienza si coagulano in quel “succo d’argilla” pregiatissimo, il Brunello di Montalcino, principe dei vini italiani e alfiere di quel modus vivendi che appartiene in via esclusiva al nostro paese. Oltre un secolo di
bottiglie pregiate riposano al buio, con la benefica compagnia del fresco e del silenzio e con la guardiania discreta di una luce ad infrarossi. Il dottor Cinelli Colombini illustra le fasi salienti della saga familiare, dall’ingresso nella nobiltà senese nel tredicesimo secolo fino ai giorno nostri, e sorprende la capacità di rammentare aneddoti remoti, legati a questo o quell’altro degli antenati componenti la numerosa ed illustre galleria. 
Ritroviamo antichi podestà, gonfalonieri, castellani avventurosi, condottieri e perfino beati, nonché personalità di legge e di scienza come il suo bisnonno Pio, professore universitario di medicina il quale a fine ottocento individuò la prima cura efficace contro la sifilide e, dal lato enologico produsse le prime bottiglie di Brunello di Montalcino, di cui alcune ancora visibili. Stefano Cinelli Colombini parla del vino come di un figlio, di una
persona cara e sempiterna che attraversa intere generazioni accompagnandole con la sua nobiltà senza tempo, con la sua personalità a volte calda e a volte brusca, con la capacità di armonizzare, festeggiare, celebrare ed offrire momenti di gioia anche solo ammirandone il colore traguardato attraverso il cristallo di un bicchiere. Dice:”E’ puro Sangiovese di Montalcino. E’ affinato quattro anni, di cui almeno due in botti di legno. E’ frutto di secoli di passione, esperimenti e successi. E’ un mito toscano. E’ tutto questo, ma anche molto di più. E’ l’espressione viva e vitale di una comunità, di una tradizione, di una identità. E’ un coro di centinaia di produttori, che nei secoli ha visto molti, moltissimi protagonisti. Mille voci, ma un unico straordinario motivo: il Brunello di Montalcino.”
Per saperne di più www.fattoriadeibarbi.it
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