Angelo gridava disperatamente mentre le belve si accanivano su di lui dopo averlo
appeso ad un albero. Era bianco come la sua anima buona, non aveva mai fatto male a nessuno ed anzi cercava sempre una carezza e una parola d’affetto.
Quattro assassini dall’intelletto mediocre e dall’animo di plastica hanno pensato bene di seviziarlo a morte per rendersi interessanti agli occhi di altra gentaccia come loro, pronta a mettere il loro “like” macchiato di sangue sul video che i delinquenti hanno orgogliosamente diffuso.
Mi direte: sono quattro poveri idioti, socialmente emarginati e spiritualmente minorati. E’ vero, rispondo, ma appartengono ad una categoria molto più diffusa di quel che non si creda. Fanno parte infatti della stessa infima risma di quel figuro che pochi giorni fa ha appeso una pietra al collo del suo cane e l’ha annegato; di quella sciagurata che, divertita, ha scagliato i cuccioli nel fiume mentre qualcuno filmava; ma anche più banalmente dei tanti che per andare al mare abbandonano il cane in autostrada o il gatto nel bosco, o di quelli infine, che non sanno leggere il dolore e la disperazione negli occhi di un cavallo facendolo morire di fatica.
Questi esseri malvagi e perversi sono in mezzo a noi e sono persone pericolose socialmente, in quanto potenziali autori di crimini contro disabili, anziani e bambini.
Liberiamocene.
I quattro assassini che hanno torturato e ucciso Angelo devono essere lapidati mediaticamente, rendendo loro parte di quell’inferno che hanno fatto subire a lui. Invoco dunque, in tutte le sedi, che la punizione per queste belve sia un processo pubblico, una gogna dolorosissima, l’assenza di perdono ed una condanna indimenticabile.
Perché in futuro nessun Angelo debba più soffrire così.
Angelo & gli altri
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