I granturchi arrivarono provvidenziali. Avevamo appena iniziato a costeggiarli, che

E’ chiaro dunque: i commarelli sono coloro i quali non possono fare a meno di tenere la bocca chiusa quando sono a caccia. Chiacchierando come le comari al mercato del sabato, e incuranti di ogni ragione d’opportunità, non rinunciano mai a raccontare tutto di loro, a volte anche cose molto private, e spesso a chiedere informazioni al loro sventurato compagno di caccia. Nulla ferma la loro logorrea: né la stanchezza, né la pioggia né un’eventuale necessità strategica. Per loro la caccia è una specie di prosecuzione del bar o dell’armeria e non hanno cognizione, né concetto di quello che è il minimo di sacralità dovuta all’attività venatoria. Va da sé che si tratta di solito di cacciatori all’acqua di rose, in molti casi privi del cane, che è più facile incontrare in zone di pianura, facili da percorrere, anche se ne ho dovuto sopportare un paio persino fra i boschi alla ricerca della beccaccia.
Adesso però non voglio essere frainteso: scambiare quattro chiacchiere con chi condivide con noi il piacere di un’uscita a caccia è bello e non c’è nulla di male. Il brutto è quando si esagera, opprimendo gli amici, dimenticandosi di avere un arma in mano e magari infischiandosene dei cani che poco più avanti si stanno facendo in quattro per noi.
sentii un urlo: “Accidenti, mi pare che la canina sia in ferma! Gli tiro io? Forse potrei, ma no venga lei, sa, magari in due non si sbaglia! E’ ferma bene la pointerina! Maremma se è ferma!” e giù, berciando come un somaro per farsi sentire da me, con un’altra elegia su come fermava il pointer, che non ce n’è altri, solo che ci vogliono gambe come quelle di una volta per stargli dietro, però che soddisfazione quando prende il punto..
Perché lui, non sapeva se me l’aveva detto, ma andava anche alle gare….
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