L’italia s’è desta. O, se non proprio tutta l’Italia, almeno quella venatoria. Questo
trasparirebbe da alcune notizie di questi giorni che riguardano varie regioni del nostro territorio nazionale. In Piemonte, terra di nobili tradizioni venatorie , il dieci giugno prossimo sfileranno per le strade di Torino i cacciatori di tutte le associazioni, stanchi di vessazioni oltre la legalità, di discriminazioni, di irrispettosità di ogni genere. In Abruzzo, pare che finalmente si siano decisi a concedere l’allenamento dei cani in zone parco, considerando che questi occupano la maggior parte della superficie regionale, secondo planimetrie a volte discutibili.
In Campania e soprattutto in Liguria, le Associazioni hanno combattuto contro le assurde ordinanze del Governo e dei vari tribunali amministrativi per ottenere, con il lume della Legge che dovrebbe essere uguale per tutti, il riconoscimento dei propri diritti, sacri e inviolabili, di esercitare la caccia.
Tuttavia un dilemma prende forma: si tratta di poche voci esasperate, o è una vera spinta che viene dal basso? E’ una domanda che pongo a quanti coltivano il culto della dea con l’arco, perché ho la sensazione che la gran massa dei cacciatori sia ancora tiepida e passiva. Si, avete letto bene. Tiepida e passiva. Molti si aspettano che le Associazioni compiano miracoli, dimenticando che queste sono fatte di uomini, e i miracoli non sono mai opera umana. Molti altri sono sempre i bastian contrari della situazione pronti a berciare allo “scandalo”, tralasciando però di proporre alternative valide. Altri ancora, i peggiori, sono quelli che subiscono in silenzio. Si tratta di un gregge sterminato e passivo, rassegnato, stanco. Un gregge di vecchi non solo e non sempre anagrafici, ma vetusti d’animo, la cui passione è ormai spenta, frustrata, annichilita.
E’ a questi che mi rivolgo. Svegliatevi. Svegliamoci. Svegliateli. Abbiamo avuto un dono grandissimo, quello di sentire nelle nostre vene il pulsar del sangue atavico, quello che ci garantisce la sopravvivenza e che la maggioranza degli uomini ha perduto. Facciamone tesoro invece di annacquarlo, narcotizzarlo, avvilirlo con la rassegnazione. L’idea stessa della caccia non può convivere con la tiepidezza e il disamore. Rimettiamo in piedi l’orgoglio di essere cacciatori. Smettiamola di farci pestare i piedi. Siamo noi quelli nel giusto, non i nostri avversari, degni di compassione, i quali non avendo avuto in dote la passione d’Artemide vorrebbero trascinare nella loro insipienza anche chi come noi, è nato con questo grande dono nel cuore.






