La caccia al capanno continua ad essere praticata con successo, al punto che vari costruttori di fucili hanno realizzato armi adatte proprio a quel tipo di caccia, con canne di diverso calibro che diventano adatte ad ogni tipo di volatile. Nel bresciano poi, dove la tradizione dello spiedo è radicata ed immutabile tanto da far parte dello spirito del luogo quanto l’industria meccanica e le Dieci Giornate, il capanno è parte integrante del paesaggio, che senza di esso sarebbe irriconoscibile, almeno per i bresciani.
Naturalmente non stiamo parlando del capanno mobile per la caccia alle anatre, un oggetto in tela leggera e mimetica da montare ogni volta sul posto e che è soggetto a vari inconvenienti, a partire da certe forme squadrate che non esistono in natura per finire con le pareti che in un giorno di vento sbattono e fanno rumore. Quel tipo di capanno, in effetti, raggiunge la sua massima efficacia quando non c’è, nel senso che un cacciatore di anatidi disteso sopra un telo mimetico impermeabile, posto per terra davanti al chiaro, mimetizzato con ciuffi d’erba palustre, è praticamente invisibile.
Qui parliamo del capanno fisso, talvolta in muratura ma anche in legno se la costruzione in muratura non è consentita dalle norme locali, quasi sempre seminterrato, con feritoie per il tiro e attrezzatura interna spartana ma efficiente ed efficace. Gli accessori fondamentali sono quattro: fuciliera – una per ogni feritoia – mensole, sedili e stufa.
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