Un’altra cagione può essere data, come dicevo, dalla cattiva educazione. Ma non del
cane, sia chiaro, bensì di quei mascalzoni che senz’arte né parte s’improvvisano addestratori sottoponendo i loro malcapitati allievi a vessazioni e torture. Anche questa volta ho un esempio che potrà descrivere il concetto meglio d’ogni teoria. Tanti anni addietro, avevo acquistato presso un allevatore abbastanza rinomato una pointerina di quindici mesi colpito dalla sua bellezza. A detta del venditore era già pronta per la caccia ed in possesso di “..ferma e riporto”, come se la ferma fosse stata un optional che lui graziosamente forniva e non invece una dotazione basilare di un cane puntatore. La prima cosa che notai

LA PANACEA
Spiacente deludere qualche amico lettore speranzoso, ma panacee non ne conosco. La ferma in bianco è, per la mia esperienza, assolutamente refrattaria a qualsiasi cura. L’esempio e le esperienze forniti da un cane sicuro ed esperto funzionano fintantochè questo rimane in campo. Sparito lui, terminato l’effetto. Cani che presentano questo difetto in forma accentuata devono essere ritirati dal servizio attivo, a meno di non voler andare a fare una passeggiata in campagna a scopo ricreativo, senza velleità venatorie, e non dovrebbero mai essere messi in riproduzione. I soggetti che fermano in bianco, a mio avviso, li si può già intravadere fin dalle prime uscite in campagna effettuate da cuccioli: sono quelli che non mettono mai il naso a terra, che non inseguono un uccellino o non si lasciano andare ai giochi con i fratellini. Crescendo, daranno sempre l’impressione di vivere in una sorta di stato d’angosciosa allerta e soprattutto sono quelli che non forniranno mai segnalazioni preliminari all’impatto con l’usta buona. Si fermeranno e basta, come a subire la situazione invece che a ricercarla e quindi a dominarne gli sviluppi. Nei casi in cui la selvaggina c’è davvero ed è di quella buona, non guideranno quasi mai, nemmeno a comando, proprio perchè provano per il selvatico una sorta di curiosa soggezione che impedirà sempre loro di essere i padroni del gioco.
di lei, oltre alle splendide forme, fu lo sguardo carico d’angoscia che portava incollato davanti agli occhi color dell’ambra. Tuttavia, il prezzo era molto interessante e l’acquistai senza nemmeno provarla, anche fidandomi del nome onorevole dell’allevamento. Portata a caccia, la pointerina si dimostrò a prim’acchito molto attiva e notai bene come cercava di darsi da fare battendo con una buona alacrità il vasto incolto che avevo davanti. Improvvisamente la vidi in ferma. Non conoscendola, mi affrettai a raggiungerla correndo e quando le arrivai accanto notai che spostava gli occhi in maniera rapida facendogli far la spola da me al ciuffo d’erba indefinito che le stava davanti. Avanzai ancora di qualche passo e la pointerina si rimise in movimento con la stessa rapidità con la quale s’era arrestata poco prima. La faccenda si ripetè altre due volte senza alcuna variazione di copione. La quarta volta, vedendola in ferma con le stesse modalità, non potei trattenermi dal lanciarle un improperio ad alta voce, accompagnandolo con un ampio gesto della mano. La piccola Luna si schiacciò al suolo guardandomi come avrebbe fatto un condannato a morte nel veder avanzare il boia col cappuccio e la mannaia. Poi, in maniera sconcertante, iniziò a guaire. Torchiando l’allevatore scoprii, con molte difficoltà, che la povera pointerina era stata duramente “trattata” con il collare elettrico perchè era molto impulsiva, forse nemmeno dotatissima olfattivamente, e per questo le capitato di sfrullare un gran numero di animali. Chi la teneva, aveva pensato bene di correggerla senza però esserne in grado, né tecnicamente, né, peggio ancora, moralmente.
Regalai Luna ad una famiglia con bambini e so che la cagna li vide crescere ed arrivare alle soglie dell’università, circondata dalle cure e dall’affetto di cui avrebbe avuto tanto bisogno nella sua prima, sfortunata età.
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