[section_title title=Pag 1
Il setter corre incrociando bene il terreno ed allargandosi alla bisogna, sotto la spinta dei suoi posteriori flessibili. Scavalca le stoppie agilmente, come se un silenzioso cuscino d’aria lo sospingesse con potenza vincendo sullo spazio e sul tempo. Guadagna il centro del campo veloce, domina le zolle indurite dal sole estivo e si schianta a ridosso di una famiglia di giovani girasoli, colorati e svettanti come vacanzieri al mare. E’ granitico, impenetrabile, irremovibile. Il naso illucidito dallo sforzo punta deciso in direzione dei fiori gialli; la groppa frangiata è precipitata giù di botto, confondendosi con la terra in una curiosa illusione ottica. L’uomo salta ansioso sull’argilla del campo di grumo in grumo, sudato, tenendo con due mani il sovrapposto, senza riuscire a distaccare gli occhi dal cane in ferma. Finalmente gli è accanto; sente che pian piano il respiro sta ritornando regolare; si posiziona meglio; trova perfino il coraggio di togliersi e rimettersi il cappello mentre il setter non muove nemmeno un’unghia della zampa. I secondi passano a manciate, s’arriva al minuto mentre il caldo martella ed il cuore gli batte il ritmo. L’uomo s’azzarda a
fare un passo in avanti tenendo gli occhi sul cane, il quale a sua volta continua a scrutare lo stesso indefinibile punto a mezz’altezza fra terra ed orizzonte. L’attesa diventa lunga, quell’ansia di non arrivare in tempo che l’aveva aggredito mordendolo allo stomaco, adesso inizia a trasformarsi in impazienza. Comanda al cane di guidare. Una, due volte. Nessun movimento. Stacca da terra un pezzo di creta e lo scaglia davanti al setter, fra i girasoli impettiti. Il cane accenna ad allungare il collo, poi una zampa, infine si alza e saltella in avanti con fare indagatorio. L’uomo stringe il fucile d’istinto, ma inizia a capire. Intravede i contorni dello spettro beffardo che fa capolino accanto al suo frangiato ausiliare e l’attimo successivo, quando il setter ha ripreso a viaggiare, la sagoma s’è già formata completamente e sghignazza di lui, sbeffeggiandolo senza misericordia.
Non era la prima volta, purtroppo non sarebbe stata neanche l’ultima.
Pag 2 »





