Henry de Monfreid è stato l’ultimo e il più straordinario avventuriero del Novecento. Cacciatore, marinaio, trafficante d’armi e di perle, pirata in rivolta contro i francesi, fece del Mar Rosso e dell’Africa Orientale il suo terreno d’azione e d’elezione. Seduttore impenitente ma convertitosi all’Islam, prese il nome di Abd- el-Hay, ovvero “Schiavo del Vivente”, e adottò gli usi e i costumi dei somali. Entusiasta del Duce, negli anni trenta recitò un ruolo di primo piano nella colonizzazione italiana dell’Etiopia, e durante la seconda guerra mondiale fu arrestato e deportato dagli inglesi. Una volta libero, visse di caccia e di pesca sulle pendici del monte Kenya. Nel 1947 tornò in Francia, fu amico di Kessel, Cocteau, Montherlant, Teilhard de Chardin e addirittura sfiorò l’elezione all’Académie Francaise. All’età di ottant’anni, rischiò il naufragio al largo del Madagascar. Scrisse più di settanta libri. In questo saggio storico biografico, edito da Neri Pozza, Stenio Solinas ci presenta la figura di un uomo senza tempo, una sorta di eroe, o meglio antieroe da romanzo che con tutto il cuore rifuggì i meccanismi della borghesia francese per assaporare il gusto vero della vita. Il giornalista romano, autore de “Da Parigi a Gerusalemme”, “Gli ultimi mohicani” e “Lunatic Express”, avvalendosi di documenti inediti e ripercorrendone le orme su e giù per il Corno d’Africa, ci permette di conoscere una figura quasi leggendaria, ma sconosciuta ai più proprio per la vena antiiconica che lo caratterizza. Un uomo ardito, visionario, tormentato da quegli stessi fantasmi che l’hanno accompagnato nel trapasso dall’Ottocento avventuroso e letterario al Novecento ideologico e assolutista, destinandolo all’immortalità
“Il corsaro nero” , di Stenio Solinas
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