Il nuovo anno è iniziato da pochi giorni e anche questa volta, fra tre settimane, il calendario venatorio dirà “stop !”. Pare assurdo visto dal di fuori, ma oramai noi cacciatori italiani abbiamo fatto il callo ad una situazione paradossale che ci erge a soli protagonisti in tutto il pianeta: la chiusura della caccia in pieno inverno. E’ una delle tante storture di una legislazione ammalata di affarismo e politica lottizzata, figlia di un do ut des pantagruelico, gravato dagli orpelli ideologici che accompagnano qualsiasi cosa in Italia, e appongono dei paraocchi ad ogni regolamentazione che ci riguardi. Forse pochi ricordano la famosa promessa di più di vent’anni fa: chiusura della caccia al 31 gennaio contro la possibilità di cacciare il fagiano tutta la stagione. Buon affare, avranno pensato. non si sa quanto in buona fede, le associazioni venatorie, almeno le più grandi. Truffa invece, abbiamo sperimentato accettando quell’umiliante compromesso . Ed inganno ancora più sanguinoso se pensiamo che i calendari venatori sono stilati su base provinciale, ed ogni ente ha gareggiato per rendere il proprio più restrittivo di quello degli altri. Divieto di cacciare con più di un cane; divieto di battere l’argine destro, oppure quello sinistro, dalle sette alle quattordici; divieto di andare in boschi con estensioni inferiori a tot metri quadri; divieto di qua, obbligo di là…; ..limite a nord ;.. vincolo a sud.
Dettati di legge degni della fantasia malata di Kafka e che sembrano scritti da Woody Allen insieme col ragionier Fantozzi.
Non potendo contare su una sufficiente estensione temporale, avremmo infatti auspicato che, se non altro, la promessa fosse mantenuta, che i vincoli, sciocchi, ridicoli e in molti casi perfino fuorilegge fossero allentati, che certe prese di posizione delle provincie fossero messe da parte. Invece no, anzi, è avvenuto esattamente il contrario. Ci siamo fatti pecore, guidati da pastori ciechi e imbelli, e il lupo ci ha mangiati. Con tutta la lana…
La truffa del fagiano
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