Ancora una volta, il falcone è atterrato in terra d’Arezzo. Ancora una volta le sue ali hanno sorvolato le vallate casentinesi per ghermire la preda e offrire agli ammirati astanti convenuti a Bibbiena uno spettacolo straordinario. E’ proprio il pathos della predazione naturale infatti, ciò che la delegazione regionale Enalcaccia guidata da Eugenio Contemori, col fattivo appoggio della sezione Provinciale aretina presieduta da Jacopo Piantini, ha inteso proporre quando ha organizzato, per il 22 e il 23 febbraio appena scorsi, il primo Campionato Italiano Enalcaccia di Falconeria. Il Campionato, riservato ai cani da ferma con abbattimento del selvatico da parte del falco, è nato anni fa come semplice prova di falconeria, passando poi a campionato provinciale e regionale, fino ad assumere per ben quattro anni l’egida di Coppa Italia di Falconeria. Da
quest’anno, la Coppa è diventata Campionato Nazionale giungendo al culmine di un’evoluzione agonistica e culturale senza paragoni in Italia. La kermesse si é svolta nell’area addestramento cani “Pian del Castellare”, ed insieme all’efficienza infaticabile degli organizzatori ha potuto contare su collaborazioni eccellenti quali quelle offerte da figure del calibro di Guido Buresti e Dino Diacciati, nonchè di sodalizi prestigiosi come i Falconieri dell’Etruria. Tutto ciò non poteva non dare frutti, e difatti la risposta è stata in linea con le aspettative. Falconieri e cinofili sono convenuti a Bibbiena da tutta Italia, accettando la tenzone e schierando in campo i binomi falco-cane che avrebbero poi collaborato in sintonia perfetta per compiere la difficile missione affidatagli. Qui, infatti, sta l’essenza stessa della gara; in
questa simbiosi consiste l’idea che da più d’un millennio spinge l’uomo a piegare i principi
dell’aria alla sua volontà predatoria ed è entro quest’alveo concettuale dunque, che va ricercata la chiave di lettura per poter penetrare consapevolmente una dimensione sconosciuta e misteriosa.
La giornata è moderatamente fresca. Il
cielo a tratti limpido è ogni tanto velato da qualche nube, carica dell’umidità che ha caratterizzato questo strano inverno mite ed acquoso. Il giudice è Massimo Lanatà , un’eccellenza assoluta della falconeria italiana ed europea. Dal pugno
del falconiere s’alza in volo un maschio di pellegrino che guadagna immediatamente la quota più elevata e prende a roteare sull’arena erbosa, incassata in una valle fra le austere colline di questa prima porzione di Casentino. Noi non possiamo vedere i suoi occhi, ma lui può vedere i nostri, e può leggere ogni movimento che il cane, un bel breton bianco e marrone, compie intessendo sulla tela verde del campo dei lunghi, invisibili ricami. Domina l’aria, il falco. Ne gestisce ogni più piccola corrente, ne saggia la temperatura veleggiando senza sforzo apparente, ne intuisce le depressioni e si sposta come un’ombra da una parte all’altra della vasta campitura, sfiorando le cime dei grandi alberi. Il breton sbanda. Con un colpo di naso aggancia un effluvio che solo lui poteva sentire e poi lo risale repentino fino a fermarsi estatico verso un punto indefinibile del prato.
Il falco ha visto tutto. In un attimo, lieve come il pensiero, è sopra il cane in ferma.
Pochi secondi e il dramma si compie. Una fagiana frulla esplodendo dall’erba come un piccolo bolide tentando la mossa della disperazione, ovvero riuscire ad arrivare al boschetto dove una volta a terra sarà, forse, al sicuro dagli artigli del falcone.
Ma il campo è grande, e il suo predatore è un falco pellegrino: in picchiata, il più veloce di tutti. E’ una saetta grigia quella che attraversa la spianata. Mi trovo sotto la traiettoria e non posso trattenere un brivido quando sento il sibilo potente dello spostamento d’aria e poi il suono dell’impatto dello sterno del falco sulla fagiana. E’ un rumore d’ossa frantumate,solo appena attutito dalle piume. Il breton guarda: è stata anche opera sua, ma la sua correttezza al momento
del frullo era una condizione determinante perché il signore dell’aria compisse la sua opera senza disturbi. E’ un cerchio che si chiude; è la sapiente regia dell’uomo, ma è soprattutto la magnificenza ineguagliabile della Natura ad aver vinto. Il falco, il cane, l’uomo. Alla terna mancherebbe solo il cavallo, l’altro grande alleato assente per ovvie ragioni organizzative. La predazione ha avuto luogo, il circolo si è compiuto, l’energia vitale si è trasferita da un anello all’altro per esplicarsi nell’abbattimento. Il sacrificio della fagiana però, è solo apparente. In realtà non di morte si è trattato, bensì di un arricchimento della linfa vitale che è la corrente principale da cui tutti noi traiamo l’energia per vivere.
Altri turni si avvicendano, altri falchi ed altri cani si misurano con uste eteree e ombre veloci, ognuno a modo suo, ma tutti con la precisa consapevolezza d’essere stati parte di qualcosa più grande di loro.
Cambio unità dimensionale ed esco dal mio osservatorio decidendo di scendere sul tecnico. Chiedo al giudice le sue impressioni sulla qualità dei falconi e dei cani visti fino a quel momento.
“Siamo in presenza di un eccellente lotto di falchi. Sono animali ben preparati ed
in condizioni perfette per svolgere la missione affidatagli, che poi corrisponde perfettamente alla loro natura..” dice Massimo Lanatà, che aggiunge: “Sono “macchine” perfette, ma proprio per questo non dobbiamo mai dimenticare che per rendere al massimo necessitano della guida di un “pilota” all’altezza della situazione”. Non possiamo non concordare, soprattutto ricordando che i falchi in natura cacciano si, ma solo quando ne sentono la necessità. Da qui, il delicato l’equilibrio fra esercizio e nutrimento che i falconieri sono chiamati e rispettare per estrarre dal loro “allievo” tutto il meglio delle sue possibilità. E dell’affiatamento con i cani cosa ne pensi?
“Stiamo raggiungendo un buon livello, ma ancora c’è qualche angolino da smussare, e qualche cosa da rifinire. Rispetto a qualche anno addietro il grado di affiatamento riscontrato è molto cresciuto, ma occorre ancora lavorare un po’..”



Massimo Lanatà è uno che di falchi se ne intende davvero. Falconiere professionista, esperto in tutte le branche di questa nobile disciplina è anche il 
patron di un meraviglioso parco ornitologico nonché centro di Falconeria ( www.ilteatrodellaria.it) a Gradara in provincia di Pesaro, coronamento di una vita spesa per gli uccelli da preda, vita che peraltro parrebbe quasi predestinata dall’essere originario di Catanzaro, la città delle aquile.
La presenza di nomi eminenti come il suo conferisce ancora più lustro al lavoro svolto dagli
organizzatori i quali, con esemplare lungimiranza e credendo senza riserve nel potente veicolo d’immagine che uno spettacolo come la falconeria può dare, si sono adoperati affinché la proposta culturale, prima ancora che agonistica, susciti sempre più l’interesse della gente. Anche di quella che a caccia non va, ma che si sente coinvolta, e non potrebbe essere diversamente, da una delle espressioni più belle dell’ “universum naturae”, e arricchita dalle emozioni senza tempo che solo il volo di un falco sa offrire.

LA CLASSIFICA FINALE
1° Assoluto e Premio di “Eccellenza” riservato al miglior falco nelle due giornate è andato a: Moira, di Massimo Vianelli.
2° Assoluto e premio speciale nelle due giornate al falco Amira, di Matteo Trovato.
Giorno 22/2/14
1° Amira ( falco pellegrino) di Matteo Trovato
2° Nut di Marco Cavozza
3° Moira di Massimo Vianelli.
Seguono altri 17 falchi con ottimi risultati.
Giorno 23/2/14
1° Moira (ibrido Gyr x Barberii) di Massimo Vianelli
2° Achille di Placido Cardinali.
3° Thor di Giuseppe Chiodi.
Seguono altri 17 falchi con ottimi risultati.
Cani da ferma:
22/2/14
1° York kurzhaar di Maurizio Censini
2° Rambo epagneul breton di Attilio Pannoli
3° Boero kurzhaar di Simone Di Lorenzo.
4° Gill setter inglese di Giuseppe Chiodi
5° Ledi setter inglese di Mario Meoni.
Seguono altri 11 cani concorrenti tutti con buonissime ferme.
23/2!4
1° Zara pointer di Alessio Mancini
2° York kurzhaar di Maurizio Censini
3° Paco epagneul breton di Attilio Pannoli.
4° Gill setter inglese di Giuseppe Chiodi.
5° Simba setter inglese di Mario Meoni.
Seguono altri 12 cani tutti con buonissime ferme.





















