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Quel balcone sul mare

Orizzonti
23 Novembre 2013 di Mario Sapia
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Bova MarinaIl mare è sicuramente “il più azzurro d’Italia”, come recita l’iscrizione posta ai piedi della statua della Vergine che domina tutto il paese ed il suo piccolo golfo; il cielo è terso anche d’inverno; i profumi della campagna sono quelli del profondo sud: bergamotti, mandorle, spezie selvatiche, rosmarino. Bova Marina si presenta allungata su un’insenatura da cartolina illustrata e sdraiata sulla riva di uno specchio d’acqua che pare quasi faccia mondo a sé rispetto agli altri paesi vicini. L’ambiente è decisamente marinaro. Una volta erano molte le famiglie che si dedicavano alla pesca di mestiere, favorite dall’abbondanza di pesce tipica di acque calde e salate come quelle del basso Jonio, mentre ora sono ridotte a tre o quattro, complici i tempi nuovi e le durezze di un’attività che non perdona approssimazioni.

Ma basta lanciare uno sguardo dietro al paese per capire che il mare non è la sola musarisalendo verso la montagna ispiratrice di questo estremo balcone della penisola. Colline gialle e verdi salgono ripide sovrapponendosi otticamente l’una all’altra, raggiungendo un orizzonte che è lontano e vicino allo stesso tempo e le montagne che vi si stagliano contro, e che paiono essere la fine di un mondo, sono i primi contrafforti dell’Aspromonte. Il celebre massiccio calabro sembra quasi voglia imporre la sua presenza perfino al mare. Quel che è certo e che al pari del fratello blu, è riuscito a condizionare usi, costumi e buona tavola, a determinare climi e stagioni, e ad incutere rispetto persino alle orde saracene che, durante i secoli delle loro scorribande nel nostro mare, non ebbero mai il coraggio di violarlo. Stanno a testimoniarlo la corona di paesi millenari, che sorge proprio ai lembi esterni dell’Aspromonte, dominando le vallate ed il mare, e che sembrano ancora oggi di vedetta, in attesa, come cinque secoli fa, di scorgere nell’azzurro infinito le vele rosse del Saladino. Non è un caso che tutti i borghi marinari dello Jonio reggino, ad eccezione di Locri e della stessa Reggio, siano sorti in epoche recenti, verso la fine dell’ottocento o più tardi, ovvero solo quando la paura degli attacchi era ormai diventata un ricordo lontano nei secoli.

L’itinerario che voglio proporvi è una “girata” a quaglie nella zona che da Bova Marina saleLa fiumara dell'Amendolea verso le montagne. Naturalmente, oltre alle quaglie sarà possibile fare qualche tiro alle tortore e ai colombacci, sui quali, ricordiamolo ancora una volta, anche un cacciatore con il cane da ferma non deve mai rinunciare ad impegnare una buona cartuccia. Il perchè l’ho chiarito in molte occasioni e non lo rispiegherò un’altra volta. In realtà, sempre con l’ausilio indispensabile di una guida e di un appoggio locale, tutta la zona, per come la si voglia battere è sempre valida ai fini di un buon diporto venatorio. Basta affidarsi all’istinto ed all’osservazione per decidere sul posto quale collina battere, quale boschetto di eucalipti bordeggiare, su quale canale di fiumara proseguire per incontrare i selvatici. Comunque, a titolo d’esempio, un giro interessante può prevedere la partenza dalla fiumara dell’Amendolea, un bacino idrografico di notevole interesse ad un classico tiro di schioppo da Bova Marina. Risalendo l’Amendolea, potremo incontrare zone di notevole interesse, in cui coesistono molte delle essenze tipiche di ambienti a contatto con l’acqua, frammiste in modo unico a piante della più tipica iconografia calabrese, come fichi d’india, mandorli, agrumi ed olivi. Dalla vegetazione che bordeggia il letto della fiumara, nelle ore più calde troveranno ricetto sia le quaglie che le tortore, ma non sarà improbabile qualche tiro al beccaccino, se la stagione è inoltrata e se il passo è stato corposo. Può scapparci anche l’incontro con le anatre e le gallinelle, ma tutto dipenderà dal momento in cui ci si reca e dalle precipitazioni che si sono avvicendate ma che non sono mai abbondanti. L’ambiente è suggestivo, con alle spalle il mare e dinnanzi a noi la prospettiva di inoltrarsi in forre scavate dall’acqua fin dalla preistoria, profumate di nepitella e finocchio selvatico e misteriose come le valli di Avalon, nel “Signore degli Anelli”. L’Amendolea potremo risalirla anche costeggiando il suo letto, percorrendo le collinette ed i campi che la sovrastano incorniciandola a tinte forti, con pascoli ingialliti dal sole più caldo del Mediterraneo, a volte irti di arbusti spinosi e fichi selvatici, dove nelle prime ore del mattino le quaglie consumano la prima colazione, oppure con verdissimi eucalipteti che dominano la sommità di colline bianche di creta, ricetto d’elezione per tortore e colombacci che in due colpi d’ala sfrecciano verso i rigagnoli d’acqua pulita e freschissima, in fondo a canali che val sempre la pena di visitare. 

CUORE GRECO
Entrando a Bova Marina, noterete che le strade sono indicate in due lingue: in italiano, ovviamente, ed in caratteri greci. Sì, perchè Bova Marina è un paese che ricade appieno nell’area ellenofona, ossia quel territorio che per tanti secoli fu teatro dello sviluppo della Magna Grecia. Il paese in sé è relativamente moderno, risalente alla seconda metà dell’ottocento, ma il borgo di Bova, comunemente, ma erroneamente, chiamata Bova superiore, che domina tutta la vallata dall’Aspromonte fino al mare, è invece antichissimo, e le sue prime vestigia risalgono a più di duemila anni fa. Bova, che da molti decenni è comune distinto da Bova Marina, è un paese arroccato su un cocuzzolo e tenuto come un gioiello. Di notte, quand’è illuminato, pare un presepe da cartolina. Ricco di piccole chiese e di reperti artistici, archeologici ed architettonici testimoni di un passato importante, può accadere di incontrarvi ancora degli anziani, sempre meno in verità, che parlano correntemente il greco antico, o meglio la sua variazione magnogreca.
A Bova Marina esiste anche un centro di studi ellenofoni di importanza notevole, e che rende il comprensorio il riferimento più importante di tal genere nell’intera zona basso jonica. Ma naturalmente anche i Romani hanno lasciato imponenti tracce, determinando l’italianità verace che nonostante tutto, e malgrado le influenze arabe cinquecentesche, contraddistingue il basso Jonio e la Calabria intera.

Ad un certo punto della nostra risalita lungo l’Amendolea, dovremo piegare a destra, verso Bova Marina e saremo costretti a farlo per due motivi. Il primo è perchè ci si troverà davanti i cartelli del Parco Nazionale, mentre il secondo è ovviamente dato dal fatto che, anche dalla più meravigliosa delle avventure, prima o poi bisognerà pur ritornare. In quest’ottica allora, converrà farlo compiendo un giro tale da poter battere territori non toccati all’andata e che non mancheranno di offrire le occasioni per qualche bella ferma su animali la cui voliera è stata solo il cielo africano nonchè, se saremo bravi abbastanza, anche qualche tiro al volo di quelli da perderci il sonno. Il tutto, in un ambiente che ormai pensavamo di ritrovare solo in chissà quale lontano, estero lido .

fiumareSe, dall’Amendolea, vogliamo ampliare il “ferro di cavallo”, arriveremo su un’altra fiumara interessante, ovviamente parallela all’Amendolea, il torrente Vena. Questo corso d’acqua sfocia quasi in mezzo al paese, e la sua risalita costituirebbe da sé un altro interessante itinerario a quaglie e tortore. Anzi, per alcuni versi può proporre alcuni spunti che la sorella maggiore non offre: presenza antropica meno consistente, sebbene anche l’Amendolea non è che sia esattamente affollata; più immediata commistione fra ambiente umido, comunque ridotto, ed ambiente cretoso ; migliori possibilità di dominare il territorio anche in virtù di una più ripida pendenza dei campi che non intorno alla valle della fiumara maggiore. In entrambi i casi, comunque, così come sul Siderone, l’altra fiumara che scorre intorno a Bova Marina, luoghi d'incantol’ambiente naturale meraviglioso sarà arricchito dalla presenza di molti “giardini”, verdi e ben temperati dalla corrente d’aria che, anche se a volte in modo impercettibile, percorre costantemente le fiumare. Si tratta di coltivazioni di agrumi, alberi da frutto e piccoli vigneti, le quali con il loro rigoglio contribuiscono a mantenere sul posto l’abbondante selvaggina di passo e la poca stanziale, che ha così la possibilità di godere di oasi fresche e ricettive durante i terribili mesi estivi, settembre compreso.

Innanzitutto, almeno la prima volta, non pensate di avventurarvi da soli. L’ho già detto in altre occasioni parlando della Calabria, ma non perdo mai spunto per ribadirlo: si tratta di ambienti difficili, che possono facilmente trasformare una bella avventura in uno spiacevole disagio.Se, invece, vi affiderete ad un appoggio locale, tutto si svolgerà facendo un pieno di emozioni “buone” ed evitando invece quelle “cattive”, dannose ed inutili.gole selvagge

A Bova Marina, l’appoggio per eccellenza ha un solo nome: Giovanni Praticò, per tutti, “Masciu Giuvanni”. Titolare dell’unico Caccia e Pesca della zona, magicamente aperto alle otto di sera di Natale come alle due del pomeriggio di Ferragosto, mastro Giovanni è anche un riparatore armaiolo di grande perizia: nessun fucile da caccia ha segreti per lui, così come per lui nessun problema è insolubile. Cacciatore espertissimo e stimato, sarà indubitabilmente la guida migliore che possiate avere per godere al meglio delle vostre giornate venatorie in riva allo Jonio ed alle falde dell’Aspromonte. Telefonategli pure a mio nome, con cortesia ed educazione, allo 0965761468 e, in concordia con i suoi impegni, riceverete ogni assistenza.

Buon viaggio….                                        (le foto dell’articolo sono di Franco Orlando) primi contrafforti dell'Aspromonte e mare sullo sfondo


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