Il cirneco dell’Etna, è indiscutibilmente una delle razze più anticamente databili. Le sue origini si perdono in tempi così lontani che sfuggono al nostro concetto di epoche ed anni. La prima delle ipotesi plausibili, avanzate da studiosi nel corso dell’ultimo secolo riguarda la possibilità che il cirneco fosse derivato da cani tipo levrieroide di origine asiatica ed africana, e che avesse subito un rimpicciolimento a causa delle condizioni ambientali e nutritive. L’ipotesi è avvalorata dagli evidenti reperti egiziani risalenti all’XI dinastia, ossia sviluppatasi ben duemila anni prima di Cristo, quindi più di quattromila anni fa. In tali reperti di origine pittorica rupestre, scultorea ed artigianale veniva raffigurato
un cane di questo tipo, tuttora esistente nella sua forma modernizzata e chiamato pharaon hound, segugio dei Faraoni, che può considerarsi il cugino africano del nostro cirneco, la cui origine è certamente parallela. Un cirneco dell’Etna, ad esempio era raffigurato su un conio della città di Mozia, fondata dai Fenici sulle coste orientali della Sicilia. I Fenici, secondo le ricostruzioni, si occuparono di portarlo in Sicilia, nei loro frequentissimi scambi commerciali con l’occidente, il cui sviluppo in senso quantitativo e qualitativo ha, tra l’altro, originato sicuramente l’introduzione dei levrieri fra i popoli Celtici e Sassoni, ovvero coloro i quali selezionarono il mitico greyhound.
Un’altra ipotesi ventilata più volte, vorrebbe il cirneco come autoctono della Sicilia già all’età della pietra. La tesi sarebbe suffragata da una statuetta riproducente una testa di cane dal modello molto simile al cirneco attuale, la quale risalirebbe addirittura al Neolitico inferiore, e che è stata ritrovata a Stentinello, sulle coste ioniche siciliane.
Quale che sia la sua origine, in ogni caso remotissima, va dato atto ai siciliani, e solo a loro, di aver saputo conservare allo stato purissimo questo splendido animale. Il quale, lungi dal sentirsi un fossile vivente, è l’unico davvero in grado di avere la meglio sul coniglio selvatico, volando sopra i taglienti terreni lavici delle pendici etnee, ed in genere su ogni terreno dove la maggior parte dei segugi non muoverebbero neanche un passo.
RAZZE STRAORDINARIE: IL CIRNECO DELL’ETNA
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